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23 settembre 2008

Rivogliamo i nostri striscioni

“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione…”: questo l’incipit dell’articolo 21 della Costituzione della Repubblica Italiana. Forse molti l’hanno dimenticato o hanno voluto dimenticarlo, ma uno striscione degli Ultras Tito Cucchiaroni che recitava l’articolo in questione qualche tempo fa non venne fatto entrare allo stadio. Ma la battaglia, fortunatamente non è mai cessata.
Da quasi due anni, ormai, si susseguono in Italia ogni maledetta domenica episodi al limite del grottesco di divieto di libera espressione delle opinioni ed i fatti, purtroppo, hanno ampiamente dimostrato in questo tempo come le misure speciali adottate per legge siano risultate inefficaci nella lotta alla violenza, non andando a colpire eventuali aspetti delinquenziali, ma piuttosto tutte quelle iniziative che invece propagandano un calcio pulito, tutt’altro che discriminatorio, incivile o razzista.
Chi vive il calcio in generale e lo stadio in particolare come un momento di aggregazione e di passione, in questi ultimi mesi ha dovuto confrontarsi ad armi impari con misure vessatorie che, oltre a danneggiare lo spettacolo popolare dello sport, hanno evidenziato episodi allarmanti: dalla restrizione dei biglietti nominativi e con l’introduzione dei tornelli per fare ingresso nello stadio sono conseguite code chilometriche ai varchi che, come successo ieri a Genova, hanno costretto per diverso tempo bambini ed anziani sotto un diluvio universale, senza che a nessuno venisse in mente che forse era saggio – per motivi di salute pubblica, altro che ordine pubblico!!! – sveltire le operazioni di accesso all’impianto.
Piovono diffide per i motivi più assurdi e ridicoli: perché provi ad entrare in curva con le stampelle, è successo a Pisa (è successo per davvero, non sto scherzando…) o perché fai una coreografia con rotoli di carta igienica (sapete è maledettamente infiammabile…), ma i motivi sono i più disparati e la lista sarebbe interminabile… La cosa più grave resta la discrezionalità con cui viene applicata di città in città la delibera sugli striscioni dell’ONMS, datata 8 marzo 2007… Da qualche parte chiudono uno, a volte due occhi, da altre parti restano severissimi.
Ma non è questo il punto: il punto era, è e sarà che questa delibera è un assurdo affronto alle regole più elementari della civile convivenza in una democrazia moderna, perché l’Osservatorio è un anno e mezzo che va avanti a forzature che non fermano la violenza, ma danneggiano la parte più sana del tifo, quella popolare. Senza striscioni, senza punti di riferimento per i cori (ma cosa ha di così offensivo un megafono, boh…), senza goliardia ed ironia, senza le coreografie per le partite più importanti… Eravamo invidiati in tutta Europa per tutte queste cose, una delle poche cose che all’estero continuavano ad invidiare all’Italia… L’assurdo affronto alle regole più elementari della civile convivenza in una democrazia moderna ha semplicemente privato migliaia di italiani della libera capacità di espressione attraverso creatività, colore ed energie positive… In una parola, l’Aggregazione culturale e popolare attraverso un gioco, il calcio, che purtroppo da molto, troppo tempo non è più tale.
Tempo fa in molte tifoserie si rifiutarono di seguire la procedura, attraverso fax ed autorizzazioni, e fra queste una delle più attive è sempre stata quella Sampdoriana. Che oggi, forse, in questa battaglia è rimasta sola, o quasi… La maggior parte delle tifoserie ha ceduto, pensando più al proprio orticello che alla battaglia comune contro la vessazione ed il calpestio di un diritto fondamentale. E gli striscioni sono magicamente ricomparsi quasi dappertutto. A Genova, no. Eppure, ieri, a Marassi è accaduta una cosa storica: gli striscioni c’erano, eccome se c’erano, ma appesi a cartelloni pubblicitari, muretti e muri dei palazzi fuori dallo stadio. Ed un comunicato firmato da tutte, ma proprio tutte, comprese le organizzazioni riconosciute, le componenti della Tifoseria Sampdoriana che si è ricompattata dopo anni per continuare a combattere questa battaglia di giustizia.
Nessuna componente esporrà i suoi striscioni sino a quando questa vessazione non finirà. Un caso unico in Italia e che dovrebbe far riflettere molti.

Mi ha colpito un vecchietto che mi ha abbordato in mezzo alla strada qualche tempo prima della partita, mentre una festa Ultras stava aggregando decine e decine di persona armata di lasagne e di buon vino: “Tu sei degli Ultras?”, mi ha detto a bruciapelo. “No, ma sono loro Amico”, ho risposto. “Perché siete rimasti gli unici a non esporre gli striscioni? Abbiamo i colori più belli del mondo e non li possiamo esporre, mentre tutti gli altri se ne fregano. Lottate contro i mulini a vento…”. Non so come mi sia uscita la risposta, ma è venuta fuori così: “Perché chiediamo di poter esprimere, attraverso gli strumenti di tifo, i nostri pensieri senza offendere nessuno, perché crediamo che se, invece, di andare nelle scuole ad insegnare che Ultras è veleno, potessimo spiegare quello che facciamo ci sarebbero meno ragazzi sbandati in giro e finalmente arriverebbe la giusta rivalutazione del tifo popolare nel nostro Paese”.
Non so se sono riuscito a convincere il vecchietto delle mie ragioni, non so se scrivendo riuscirò mai a convincere qualcuno delle Nostre ragioni, ma sono certo del fatto che i Sampdoriani in questa battaglia non si ritireranno mai. E, forse, un giorno riusciranno pure a vincerla…

fonte: Goal.com

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