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31 agosto 2009

Chievo-Lazio: Gabriele Sandri non può entrare…

Durante Chievo-Lazio un episodio poco piacevole è avvenuto nel settore ospiti del Bentegodi. Le telecamere di Sky hanno inquadrato più volte il settore biancoceleste, lasciato vuoto dopo pochi minuti dai circa 600 presenti. I gruppi organizzati della Curva Nord laziale al seguito della squadra espongono da sempre i propri vessilli e i propri striscioni, ma manca uno, quello più significativo: quello recante la faccia di Gabriele Sandri. Le forze dell’ordine avrebbero impedito ai supporters biancocelesti di esporlo. I tifosi laziali quindi, una volta appresa la notizia di tale veto, pare abbiano deciso all’unisono di togliere ogni tipo di bandiera e stendardo e di abbandonare la curva a loro riservata.

Fonte: tuttomercatoweb

28 agosto 2009

La tessera del tifoso è un marchio registrato: scattano azioni legali

Quattro anni di incontri, centinaia di pagine fitte, un libro sul calcio visto dall’altra parte. Un best seller ancora clandestino sul cervello dei tifosi, un diario di bordo con le soluzioni per allontanare la malinconia dal pallone spremuto, premiare i virtuosi, punire i violenti (e riempire gli stadi senza copiare il modello inglese, un flop perché non ha sconfitto gli hooligans, li ha solo allontanati dagli stadi). E mentre la «Carta del Tifoso» diventa uno slogan abbastanza poliziesco o comunque fondato sul principio della schedatura preventiva, il suo ideatore Anthony Weatherill denuncia lo snaturamento di tutta l’operazione. Muro contro muro? La premessa è quella del dialogo, la federazione italiana sostenitori squadre di calcio (FISCC) è pronta a incontrare il ministro Maroni per disinnescare la rivolta e condividere un’applicazione diversa della tessera del tifoso con le forze di polizia.

Partono intanto le querele nei confronti di chi — dice Weatherill attraverso lo studio legale Nava e associati di Roma — utilizza in modo illecito i marchi depositati: Inter e Juventus per cominciare, ma ci saranno presto altre società, Fiorentina compresa, e gli istituti di credito intermediari per l’emissione delle tessere elettroniche…
La «CARTA DEL TIFOSO» è un marchio e Weatherill
l’ha depositato nel 2007. Una decisione — precisa lui — presa per vigilare sull’applicazione corretta di una ricerca lunga 4 anni e consegnata alle autorità. E poi cos’è successo? «L’ultima cosa che vorrei fare — dice Anthony Weatherillè sembrare astioso o vendicativo perché mi hanno rubato l’idea. Se avessero applicato bene il mio dossier sarei stato zitto. Invece no. Questo insieme di decisioni è piovuto addosso ai clienti dello stadio, alla gente che porta sentimento e passione, non è stato concordato insieme a loro. La chiamino ’carta della Lega’, non ’carta del tifoso’…».


Fonte: Il Giorno

La vera tessera del Tifoso.

di Carmelo Pennisi*
C’è una notizia che circola in questi giorni per tutto il BelPaese: sembra che la Carta o Tessera del tifoso sia stata qualcosa inventata all’interno della polizia italiana. La fonte della notizia è di quelle autorevoli, trattandosi del Ministro dell’Interno Roberto Maroni. In una sua intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, si apprende che la pratica “Tessera del Tifoso” era già sul tavolo del ministro, quando Maroni è arrivato al Viminale. Il ministro di fresca nomina, cioè Roberto Maroni, colpito da questa idea (“idea non mia”, ha tenuto a precisare il ministro), non ha dovuto far altro che lavorare per metterla in pratica. Queste, in estrema sintesi, sono le dichiarazioni di Maroni al Quotidiano Rosa. Dichiarazioni sorprendenti e prudenti, come è nel
costume di un politico navigato e consumato, quale è Roberto Maroni. Il leader lumbard non ha precisato (prudentemente) quale percorso filosofico e pratico è stato fatto dalla polizia di stato, per giungere ad elaborare un’idea innovativa come la tessera del tifoso. Da quale tipo d’osservazione i professionisti del mantenimento dell’ordine pubblico, siano partiti per concludere che ci voleva un mezzo rapido e sicuro per tentare di debellare il fenomeno della violenza negli stadi. La cosa è strana, ad essere franchi, poiché ogni idea, ogni invenzione parte sempre da un’osservazione di un fenomeno empirico della realtà. Ricordate la mela che cadde dall’albero sulla testa di Newton, e che permise al celebre scienziato inglese di spiegarci molte cose sulla forza di gravità? Ecco, nelle vicende della tessera del tifoso del Ministero dell’interno, è proprio questa mela di Newton che manca. Ma andiamo indietro nel tempo, e cerchiamo di chiarire il mistero come se fossimo in un qualche celebre racconto del Commissario Montalbano. Partiamo dal primo indizio. Nell’estate del 2005 una serie di attentati di matrice islamica devastano Londra, città dove vive da sempre una numerosissima enclave italiana. Infatti quel giorno, pochi minuti dopo l’attentato, al Ministero dell’Interno, c’è un attivismo frenetico nel tentativo di avere qualche comunicazione telefonica con la capitale inglese, nelle speranza di avere notizie di prima mano sulla sorte dei cittadini italiani residenti nella Perfida Albione. Il caso vuole (il caso si preoccupa di dare sempre tracce e significati agl’accadimenti) che proprio quel giorno ci sia un cittadino inglese in uno dei tanti uffici ovattati del Viminale: l’ufficio del sottosegretario Alfredo Mantovano. Il cittadino inglese è Anthony Weatherill che, mentre nel monitor televisivo in dotazione dell’ufficio di Mantovano scorrono le drammatiche immagini che giungono da Londra, tenta di illustrare al sottosegretario agl’interni la validità di una piccola idea, che gli era venuta qualche anno prima: l’idea della Carta del Tifoso. Mantovano, con un occhio al monitor televisivo e un altro a Weatherill, ascolta la storia di questo bizzarro signore inglese, tifoso del Manchester United e nipote di Sir Matt Busby. Weatherill racconta come Matt Busby insistesse sempre molto sul rispetto che le società di calcio devono avere verso i propri tifosi, che dovrebbero essere sempre più coinvolti nelle vicende della propria squadra del cuore. Il tifoso, diceva Matt Busby, è il cuore pulsante del calcio, non il semplice acquirente di un  biglietto per entrare allo stadio per assistere ad uno spettacolo. Il calcio, sosteneva il fondatore del mito del Manchester United, non è uno spettacolo di opera lirica, ma è uno splendido racconto che ci parla di passione e di generazioni che passano. Da queste parole del celebre parente, spiega Weatherill a Mantovano, era partita la sua intuizione. Il tifoso non doveva più essere un corpo estraneo delle società di calcio, ma doveva essere incluso in modo attivo nelle loro vicende. Ma come ciò poteva avvenire? Weatherill ci aveva pensato per anni, finché non gli cadde la sua mela sulla testa. Ci voleva qualcosa che rappresentasse in modo pratico e veloce, la voglia di partecipazione dei tifosi. Questo qualcosa Weatherill lo aveva individuato in una card plastificata tipo normale carta di credito bancaria, contenente un chip, un magico chip. Quel chip sarebbe stata la chiave di volta, il simbolo pratico della partecipazione di ogni tifoso alle vicende del calcio. Ecco la prima parola chiave: partecipazione. Mantovano ascoltò con attenzione le parole di Weatherill, e promise di girare il dossier  carta del tifoso, presentato da Weatherill, all’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive e agl’organi competenti del Ministero dell’Interno. Secondo indizio. Perché Weatherill si recò a parlare con Alfredo Mantovano? Nel 2005 i problemi della violenza nel calcio si erano fatti sempre più pressanti e, tra la totale confusione e mancanza di idee, una piccola idea stava cominciando a farsi largo tra le autorità competenti: sostituire il biglietto cartaceo di ingresso allo stadio, con un biglietto elettronico. Con il dichiarato intento di poter controllare meglio le masse dei tifosi e, così, arginare i violenti. Di questo parlavano tutti i giornali nell’estate del 2005, poco prima dell’inizio della nuova stagione calcistica. Weatherill, che aveva  compreso come un biglietto elettronico  sarebbe diventato subito, agl’occhi dei tifosi, uno strumento da stato di polizia, voleva mettere al servizio della Lega Calcio e degli organi competenti la sua idea di Carta del Tifoso. Un’idea che, come detto, aveva come base il coinvolgimento dei tifosi nella sua gestione. Un cambiamento culturale, quindi, nei rapporti tra istituzioni calcistiche e tifosi. Una carta, quindi, che non nasceva per essere biglietto elettronico, ma che poteva essere messa anche al servizio della causa del biglietto elettronico. Da quel momento né Mantovano, né  l’Osservatorio, né nessuno si fecero più vivi con Weatherill, che andò avanti per la sua strada, poiché non era certo il biglietto elettronico il core business della sua idea. Terzo indizio. Perché ignorare Weatherill e la sua carta del tifoso? Perché rischiare una causa dagli esiti certi con la società che gestisce il suo marchio di Carta del Tifoso e di Tessera del Tifoso? Weatherill ha da anni attivato una collaborazione con Federazione Italiana Sostenitori Squadre di Calcio (FISCC), a cui ha messo a disposizione il know how della sua Carta del Tifoso. Perché Maroni non ha mai cercato un contatto con FISCC? Perché si sostiene che Maroni non ha avuto come controparte nessuna organizzazione dei tifosi, affermando che non esiste nessuna organizzazione dei tifosi italiani? Eppure basterebbe cercare su internet il loro sito ufficiale…Insomma tutti indizi e domande, che ancora oggi rimangono senza risposta. E intanto la rivolta dei tifosi contro la Tessera del Tifoso del Ministero dell’Interno aumenta. Anche perché i tifosi, come già detto, sono anni che lavorano sulla realizzazione di una propria tessera autonoma, che li farebbe sentire tifosi e non possibili delinquenti schedati come se stessero per entrare in un carcere, piuttosto che in uno stadio. In conclusione, una domanda sorge spontanea: ma è così semplice, in Italia, stravolgere il senso di un’idea? Dalla storia di Anthony Weatherill, parrebbe di sì.
* Sceneggiatore film: ‘Ora e per sempre’

fonte : Toronews

Tessera del tifoso: un’idea rubata e stravolta

Contiunuiamo a parlare di Anthony Weatherill e della “sua” tessera del tifoso. Idea rubata e stravolta dal Ministero dell’Interno.
Riportiamo un articolo apparso su un sito di tifosi del Teramo
“La Tessera del Tifoso l’ho portata io in Italia. Nel 2004. Ma il suo contenuto originario è stato stravolto”.
Vi dice niente il nome Anthony Weatherill? No, chiaro. E quello di Matt Busby? Sì, dai. È stato il leggendario allenatore del Manchester United. Roba da libri di scuola (dello sport). Il predecessore di Sir Alex Ferguson nel mito mancuniano. Beh, Busby è stato il padrino di battesimo dell’italobritannico Weatherill: «Indovini per chi tifo?». Non prosegua, please. La risposta è scontata, il motivo dell’incontro è un altro.
Mister Anthony sostiene di avere le carte in regola. Carte, in tutti i sensi. Dice di poter dimostrare che la “Tessera” tanto pubblicizzata in questi ultimi mesi dal Ministro Maroni è solo un clone. Peggio: è un clone sbagliato. Perché non è la soluzione giusta per il mondo del calcio. Ed è profondamente diversa da quella proposta dal figlioccio di Busby: «Per me, dovrebbe essere una carta dei diritti del tifoso» (ESATTAMENTE!). È il 2004, il calcio non ha ancora conosciuto le sue tragedie: Licursi, Raciti, Gabbo. Anthony Weatherill vende servizi. Il suo cliente migliore è la Fissc, la Federazione dei sostenitori delle squadre di calcio.
Weatherill forte dell’esperienza in Francia, dove per nove anni aveva gestito la biglietteria della Ligue 1 e della Ligue 2, si guarda intorno e si accorge che qualcosa non torna.Anzi non c’è. I centri di coordinamento del tifo italiani non navigano nell’oro, sono i più tartassati da decisioni che colpiscono tutti. Indiscriminatamente. Tra cui i loro associati, che sono il motore del calcio. Si pensa ai tifosi solo sotto l’aspetto economico, non hanno voce in capitolo. Non esiste un mezzo, un simbolo che li rappresenti.
Weatherill pensa a una “carta di appartenenza” che sia espressione di una comunità, ben salda e con dei principi, quelli dello sport e della passione sportiva. Uno strumento che diventi, nel tempo, una sorta di piazza virtuale dove tutti possano incontrarsi per dare concretezza alla loro appartenenza ad una stessa fede (calcistica) e, nello stesso tempo, al comune destino di tifoso. La “carta di appartenenza” può essere l’idea giusta, purché contenga, come punto di partenza, tutti i valori ideali in cui si riconosce un tifoso. Una tessera sotto molti aspetti avveniristica. Con un sofisticato chip che in breve tempo sarebbe diventato la memoria storica del tifoso. Serve un modello. Occorre che una tifoseria faccia da apripista. Weatherill sceglie quella del Torino. Perché? «Per la storia comune con il Manchester. Entrambe le società sono state colpite da una tragedia aerea». Per il lancio della “Carta del tifoso granata” vengono fatte le cose in grande. Prima, nel 2004, la promozione sulla rivista “Toro News”. Poi, a inizio 2005 viene indetta una conferenza stampa. Della carta scrivono e parlano tutti: “La Stampa”, “Il Corriere della Sera”, la “Rai”. Proprio in quello stesso periodo nasce il centro di coordinamento del Torino. Per Weatherill è un’ottima notizia. Gli permette di sviluppare una direzione ben precisa del progetto: «La carta granata era amata, perché veniva considerata un simbolo della loro passione per il Toro. Però, allo stesso tempo, mi ero reso conto che questa stessa passione portava i volontari nei centri di coordinamento a fare le due di notte per riportare i nomi dei loro iscritti sui tagliandi per lo stadio. Chiesi allora a Lottomatica
e alle altre società che si occupano di biglietteria in Italia di far sì che con la Carta del Tifoso si potesse entrare dappertutto. Senza più dover compilare nulla». Sembra un’utopia, specie all’epoca: «Nemmeno per sogno. Il meccanismo era facile. Sarebbe bastata una macchinetta in grado di leggere il microchip contactless della nostra carta». Weatherill si muove solo dopo alcuni sondaggi tra i tifosi perché, come ama ricordare, «il cuore della Carta del Tifoso sono i tifosi con le loro esigenze. È bastato chiedere loro quali fossero le questioni a cui tenevano di più». Quello dei biglietti nominativi era solo uno dei problemi. Un altro, per esempio, riguardava l’organizzazione delle trasferte. Questo per farle capire come la mia carta non fosse imposta, ma provenisse dal basso. Dalla base. Dalle richieste dei tifosi stessi». È per questo che, verso la fine del 2006, Weatherill comincia a pensare di dare vita a una sorta di federconsumatori delle curve italiane: «La “Federtifosi”». Non se ne fa più niente, perché in quei giorni la Fissc, la “Federazione italiana sostenitori squadre calcio”, si sta facendo conoscere fra il grande pubblico. L’allora ministro dello Sport Giovanna Melandri la convoca per un forum. Weatherill s’incuriosisce. E ha un’altra idea. Perché non sfruttare la carta per consentire alla Fissc, e così pure ai suoi centri di coordinamento del tifo organizzato, di essere economicamente indipendenti? Ok, ma come? «L’unione fa la forza, realizzando politiche comuni alle esigenze di tutti i tifosi, che
non sono troppo differenti se si tifa Roma piuttosto che Torino. La carta è di proprietà dei tifosi. Solo quando senti una cosa appartenerti, la usi. La vivi. In più, facendo pagare la tessera. Il 90% del ricavato sarebbe andato ai centri, il resto alla Fissc. Naturalmente, parliamo di costi risibilissimi per l’utente». Weatherill fa solo da tramite con la Fissc, che del progetto è entusiasta. Il 7 luglio 2005, proprio il giorno degli attentati a Londra, in un colloquio privato mister Weatherill illustra la sua carta al sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano. Che appoggia in tutto e per tutto il progetto. Tanto da suggerirgli di inviare una mail con tutti i documenti all’Osservatorio sulle manifestazioni sportive. Dice Weatherill: «Sono rispettoso delle istituzioni. Pensavo che sarebbe stato giusto mostrare loro cosa avevo in mente e cosa avremmo voluto fare. Speravo in un confronto con il Viminale». Invece, niente. I contenuti delle due tessere, quella della Fissc e quella del Viminale, sono diametralmente opposti (capito? SONO DIAMETRALMENTE OPPOSTI!). Per contenuti tecnici, innanzitutto. Spiega Morelli: «In Italia, ogni tornello monta un sistema di lettura che riconosce un determinato chip RFID. In assenza di direttive chiare, ogni società si è affidata ad un proprio consulente, ad una propria soluzione tecnologica. Il risultato è che il chip montato sui tornelli dell’Olimpico, nello specifico il 14443 A, è differente da quello montato a San Siro, il 15693. Inoltre, in altri stadi ne esiste anche un terzo, il 14443B. Favoloso. Mi domando, allora: se la tessera del Viminale nasce per consentire le trasferte, ma attualmente va bene per l’Olimpico e non per San Siro, un romanista che va a Milano che ci fa con la sua tessera?».
Le strade si dividono per i contenuti – definiamoli così – morali delle due tessere. Per Weatherill e Morelli, la carta del Ministero dell’Interno è un non sense: «Cominciamo con il dire – spiega Weatherill – che i tifosi non sono stati interpellati per sapere come sarebbe dovuta essere. Al Viminale interessava solo fare una summa divisiotra buoni e cattivi. Serviva un’alternativa al biglietto nominativo. Vede, con la loro tessera il sistema riconosce subito chi può entrare allo stadio e chi no. Io mi rifiuto di ragionare così. Di pensare che ogni tifoso sia un potenziale teppista. Mi chiedo perché uno che è stato condannato per un reato da stadio cinque anni prima non possa avere la carta (già: perché per quanto riguarda il calcio siamo in uno Stato di polizia). Dicono: “Così fidelizziamo i tifosi”. Ma che vuol dire? I tifosi sono fedeli dalla nascita alla propria squadra del cuore. Al contrario, noi pensiamo a una carta di appartenenza, che offra anche – e sottolineo “anche” – la possibilità di entrare con più comodità allo stadio. Ma non nasce per quello. E poi non è obbligatoria. Non è che, se non ce l’hai, sei meno tifoso degli altri. Non solo. Affrontiamo il nodo dei dati sensibili. La Carta del Tifoso Srl ha speso un sacco di soldi per dotare la Fissc di un database. Al di fuori della federazione dei tifosi, i nominativi dei titolari delle tessere sarebbero potuti essere controllati solo dalla polizia, qualora ne avesse avuto bisogno. Mentre le società di biglietteria non ne sarebbero mai entrate in possesso. Avrebbero avuto solo i codici». Non è solo un scontro ideologico. Nel 2007 il “figlioccio” di Busby registra marchi e brevetti: il 26 giugno quello per la Tessera del Tifoso, il 18 dicembre quello per la Carta del Tifoso. Poi, cede tutto alla “Carta del tifoso Srl”, che porta avanti il progetto e di cui è responsabile Maurizio Morelli di Popolo, nipote di uno dei fondatori del Toro. Strano? Beh, pensate che il presidente della Carta del Tifoso Srl è Paolo Valentini, nipote del conte Marini Dettina, storico patron della Roma negli anni ’60. Tornando alla questione legale, la Tessera del Tifoso è un marchio registrato. Compass, Banca Intesa e Inter erano state diffidate dal farne uso. Tutto inutile, anche qui. In settimana scatteranno le azioni legali. Weatherill è contrariato: «Se l’avessero chiamata Carta della Lega, non avrei obiettato nulla. Ma chiamarla proprio così, no. Hanno progettato una tessera che non è per i tifosi. Va bene. Ma non la chiamino “Tessera” o “Carta del Tifoso”, perché non possono. Abbiamo spedito le diffide, le hanno ignorate. La vera “Tessera del Tifoso” è dei tifosi, e voglio tutelarla. Costi quel che costi». Weatherill non vuole buttare all’aria il lavoro di anni: «Primo, per la profonda convinzione che una Carta del Tifoso nata sotto l’egida del Ministero dell’Interno non possa funzionare. I tifosi la vedranno sempre come un
tentativo di schedatura. Secondo, perché penso che queste carte finiranno per diventare dei semplici sostitutivi del biglietto nominativo con propaggini verso il mercato del credito a consumo. Questa seconda ragione è quasi peggiore della prima. Così, il tifoso diventa un mero cliente. Un cliente che deve essere spinto a consumare ad ogni costo. Ma il tifoso non è un cliente. Bensì, il testimone di una storia e di una passione».


fonte: contraccolpo.net

Tifosi, giro di vite contro i violenti

Fonte: "La Nuova Sardegna"

Ai tifosi del Cagliari deve essere impedito di seguire la squadra nelle prossime trasferte. L’indicazione arriva dal Comitato per la sicurezza delle manifestazioni sportive, e probabilmente già oggi verrà fatta propria dal Viminale. Giro di vite contro il tifo sardo violento anche in Seconda Divisione: niente tifosi ospiti (il settore riservato del Nespoli verrà chiuso) per il derby Olbia-Alghero. Dopo gli scontri in Coppa, era inevitabile.
Il Casms non ha valutato solo gli incidenti scoppiati domenica notte e lunedì mattina al porto di Livorno, ma nel dossier ha inserito anche l’agguato, con pestaggio, alla scolaresca messinese in gita a Cagliari, scambiata per un gruppo di sostenitori del Catania, che qualche ora dopo avrebbe giocato al Sant’Elia la squadra di Allegri.
La Commissione ha giudicato in base ad una serie di informazioni raccolte dalle questure, ma soprattutto ha tenuto conto dei precedenti.
Per quanto riguarda il campionato di Seconda Divisione, i tifosi dell’Alghero non potranno andare a Olbia. La vendita dei biglietti è riservata agli sportivi residenti nel comune di Olbia o. Il Casms, inoltre, ha inviato le autorità di polizia a prendere in considerazione la possibilità di vietare ai supporter giallorossi la trasferta di Carpenedolo in programma il prossimo 6 settembre.
Naturalmente dai provvedimenti sono esclusi i possessori della tessera del tifoso, se negli stadi sono già operativi i sistemi di riconoscimento elettronici dei tifosi, i posti numerati ed i biglietti nominativi. Per quanto riguarda la Lega Pro, nessuna società (per ora) ha attivato questo tipo di servizi.
E a proposito delle polemiche scatenate in questi giorni dalla “tessera del tifoso” (non piace nemmeno al ct azzurro Marcello Lippi), il Casms ieri ha voluto fare una precisazione. «Non è una schedatura. Con questo sistema, il rapporto che si instaura con la società sportiva è analogo a quello che il mondo commerciale pone in essere con i suoi clienti quando vende i propri prodotti. La tessera non è obbligatoria, gli spettatori possono continuare a frequentare gli stadi acquistando un normale biglietto, in settori diversi da quelli destinati agli ospiti».
La prossima settimana l’Osservatorio potrebbe decidere di vietare tutte le trasferte ai tifosi del Cagliari. Ma il provvedimento non riguarderà gli emigrati (i circoli dei sardi nella Penisola sono tantissimi) che potranno continuare seguire la loro squadra del cuore.

26 agosto 2009

Non le tessere ma i fatti

"Il Parma contro il caro-stadio. Un esempio per gli altri"
Gli Ultras Boys 1977: "Bisogna operare per riempire gli stadi".

Fonte: "parmadaily.it"

Nei giorni scorsi ci siamo confrontati con alcuni dirigenti del Parma Calcio, in merito al prezzo dei biglietti per la stagione 2009/10, portando il messaggio reso pubblico nel nostro comunicato del 21 agosto 2009 "No al caro-biglietti".
Un confronto costruttivo, per ambo le parti, che ci ha mostrato dirigenti attenti alle tesi dei tifosi. Le nostre considerazioni hanno ricevuto la giusta attenzione e sono state oggetto di analisi e discussione, fino a caratterizzare l'indirizzo della società in merito. I prezzi dei biglietti per la stagione 2009/10 sono stati diminuiti considerevolmente rispetto all'ultimo anno di A (stagione 2007/08), soprattutto per quanto riguarda le Curve. Invece di 20-25, 15 euro per quasi tutte le partite di campionato (eccezion fatta per quelle di cartello).
Anche i tifosi avversari che giungeranno al Tardini beneficeranno (com'è giusto che sia) di tali riduzioni (in particolare chi andrà nel Settore Ospiti). Ci auguriamo che le altre società tengano conto di questo, e a parti invertite garantiscano alla nostra tifoseria in trasferta lo stesso trattamento.
In ogni caso siamo contenti di questa nuova filosofia, che avvicina il Tardini ai tifosi, e siamo orgogliosi che la nostra società sia scesa in campo (sia per gli abbonamenti, sia per i biglietti) contro il caro-stadio. Speriamo sia un esempio per tutte le altre, ad ascoltare le esigenze dei tifosi, e ad operare (attivamente) per riempire gli stadi. Le vere e uniche tessere dei tifosi: sono abbonamenti e biglietti!

Il comunicato degli UTC Samp No alla tessera del tifoso Il comunicato degli Ultras

Questo il testo del comunicato emesso dal gruppo Ultras Tito Cucchiaroni Sampdoria, distribuito davanti gli uffici milanesi della Lega Calcio, dove oggi si riuniranno i presidenti di serie A e B: “Il decreto (relativo alla tessera del tifoso, ndA) presenta le stesse basi incostituzionale del suo ispiratore. In particolare l'articolo 9 prevede il sinistro istituito della doppia condanna. Chi dal 1989 ha subito... un Daspo non potrà avere la tessera, chi ha subito una condanna “da stadio” negli ultimi 5 anni, anche solo di primo grado... non avrà la tessera...Questo è anticostituzionale”.

Ultrà del Varese fuori per protesta "No alla tessera del tifoso"

Fonte: "laprovinciadivarese.it"

Varese Sì, via Crispi a Varese è un passaggio privilegiato per raggiungere lo stadio. E probabilmente è proprio per questo che domenica, in quel tratto di strada, sventolava tutta la rabbia degli ultrà biancorossi. Hanno scelto di disertare buona parte della prima stagionale della loro squadra perché non volevano tacere di fronte a quello che considerano un sopruso. Di nome tessera del tifoso. Un cartoncino che, da gennaio, diventerà obbligatorio per poter seguire la propria squadra del cuore in uno stadio diverso da quello di casa. In serie A, e poi forse anche in Lega Pro.

Così loro si sono ritrovati lì. A cantare sull’asfalto rovente per entrare allo stadio solo l’ultimo quarto d’ora. Una protesta senza tanti giri di parole, bastava leggere quei drappi che valevano più di mille discorsi:
«Niente di più vergognoso, la tessera del tifoso» e «Per Spaccarotella la libertà, divieti e tessere per gli ultrà» riferito alla sentenza del poliziotto che l’11 novembre 2007 ha ucciso con un colpo partito dalla sua pistola il tifoso laziale Gabriele Sandri. Una presa di posizione decisa, nata spontaneamente nella città del ministro dell’Interno Roberto Maroni. Un grido fermo ma civile, che si è unito a quello di tante altre tifoserie italiane rimaste spiazzate dalle nuove normative in materia di sicurezza negli stadi. Non ci vuole chissà che. Prendiamo
la giornata di domenica e facciamola scivolare un anno più in là, supponendo che la tessera del tifoso sia ormai obbligatoria anche in Lega Pro, o in serie B. Buzzegoli, ne siamo certi, avrebbe ugualmente marchiato a fuoco la rete con quel bolide a neanche due minuti dal fischio d’inizio. Al Franco Ossola ma anche in un campo diverso. Quei gol da lasciare a bocca aperta grandi e bambini, quei gol capaci di farti innamorare di una maglia e fartela portare appiccicata come una seconda pelle per tutta la vita. Già, ammesso che tu possa vederli dal vivo. Perché un varesino non sarebbe più libero di andare a vedere
una partita lontano da Masnago: ecco qual è il succo della questione.

Si parla tanto di «Varese land of tourism»? Ebbene, in tutte le città europee lo sport fa parte delle tradizioni locali da sottolineare sulle guide turistiche. In Italia, no. Qui se sei un turista e vuoi goderti lo
spettacolo più bello del mondo nel campionato più bello del mondo, sei tecnicamente un tifoso ospite. Perciò meglio cercarsi un bar
che abbia l’abbonamento a una signora pay-per-view e soprattutto sperare che il suddetto locale il 23 agosto sia aperto. E le mamme e i papà che vogliono far amare il pallone ai loro figli? Tra una tessera
dell’Esselunga e la carta sanitaria ci ficchino pure il "lasciapassare da stadio". Magari per portare la famiglia a Busto Arsizio. Sono spettri lontani, ma neanche troppo. Spettri da cancellare dall’orizzonte:
questo il messaggio lanciato domenica in via Crispi.

Meglio, nel frattempo, godere del presente e scacciare i brutti pensieri. E allora godiamoci un Sannino sempre più Special One che a fine gara fa radunare i suoi ragazzi al centro del campo, poi si allontana e spellandosi le mani insieme al resto dello stadio li indica, quasi a dire che il merito è tutto e solo loro. Godiamoci un pubblico straordinariamente numeroso vista la data e visto il clima. Godiamoci gli applausi rimbombanti tra gli stanchi piloni di cemento e un prato mai così bello a Masnago. Godiamoci le emozioni tipiche delle cose belle che ricominciano. Finché tessera non ci separi.

24 agosto 2009

MARONI E LA TESSERA CONTRO I TIFOSI PER BENE

Riportiamo un articolo interessante di Gianni Mura apparso su La Repubblica

OCCUPARSI di sport, di calcio in particolare, ha i suoi lati positivi. Per esempio, potrei rivolgermi al ministro Maroni a proposito della sua direttiva sulle trasferte dei tifosi ignorando altre e più drammatiche trasferte sul Canale di Sicilia. Potrei ma non posso. Solo due considerazioni. E’ ben strano l’ atteggiamento di molti leghisti. Si propongono come i più accaniti difensori dei valori dell’ Occidente cristiano e appena qualche vescovo o qualche prete dice qualcosa che non gli torna lo mandano brutalmente a scopare il mare (è un modo dire milanese, va inteso come ramazzare l’ oceano e, in greco, farebbe parte degli adùnata). Poi (prima regola: negare comunque, o almeno mettere in dubbio) è piuttosto atroce il loro far di conto. I 5 vivi dicono che erano in 73, morti recuperati 14 (vadoa memoria).E fanno 19, dove sono gli altri 54? Come se il mare fosse un bancomat, una cassetta di sicurezza, ancora un po’ e gli si chiede la ricevuta. Ma si sa che i conti devono tornare (a casa loro anche loro, così imparano). Ma qui si parla di calcio, di altre trasferte. Mi ha stupito il favore con cui le decisioni di Maroni sono state accolte, a parte il mondo degli ultrà (già avvelenato dalla sentenza-Spaccarotella) e Zamparini, che al solito è andato giù piatto parlando di fascismo e Maroni ovviamente ha avuto buon gioco nel rispondergli di leggere qualche libro. Secondo me anche a Maroni non farebbe male leggere qualche libro, non fosse che poi bisognerebbe trovare chi gli spiega quello che ha letto (vedi ‘ 94, decreto Biondi) e si farebbe tardi. In parole povere, per andare allo stadio in trasferta dall’ inizio del 2010 sarà indispensabile la “carta del tifoso”. Indispensabile in Italia, perché all’ estero non sanno cosa sia e già questo potrebbe far sorgere qualche dubbio. Non ci aveva pensato nemmeno la Thatcher, tanto per dire. Il ministro, e gli si può credere, ha sbandierato dati interessanti sulla violenza in calo: meno feriti tra i tifosi, tra le forze dell’ ordine, meno incidenti. Ma è normale, visti i limiti che già ci sono alle trasferte. Vietandole del tutto, le cifre calerebbero ancora, ma questo paradosso evoca Tacito (“hanno fatto un deserto e l’ hanno chiamato pace”) e non va bene. Ancora, al ministro (e a chi l’ ha preceduto) va riconosciuta l’ attenuante di società calcistiche piuttosto inerti (poche le eccezioni) davanti al problema del tifo violento, oppure poco collaborative, spesso propense a scaricare tutto sulle spalle dello Stato. A volte mi succede di sognare un messaggio congiunt o a l l a N a z i o n e (Maroni-Galliani) il cui succo è: statevene a casa, abbonatevi alla pay-tv che vi pare e amen. Starsene a casa può essere una scelta o un obbligo.
Qualche caso spicciolo:
A: sono un turista cinese ( o messicano) in visita a Roma. Posso acquistare un biglietto per il derby? No.
B: sono un sardo residente a Milano. Posso acquistare un biglietto per Juve-Cagliari? No, molto spesso la vendita è riservata a chi vive nella provincia in cui si gioca.
C: sono un onesto padre di famiglia, parlo il milanese meglio di Bossi e di suo figlio, io di figli ne ho due, posso portarli al derby? No, perché spesso non si può acquistare più di un biglietto a persona.
E poi continuano a dire che bisogna riportare le famiglie allo stadio.
Ecco, nei tre casi mi sembra di vedere una limitazione alla libertà individuale. Detto in altri termini, e per puro comodo, immaginiamo di dividere i tifosi in bravi e cattivi. I cattivi identificati, in teoria, sono già soggetti a Daspo, quindi schedati e controllati. Ma che bisogno c’ è di schedare quelli bravi? Questo è il punto. Mentre i bagarini continuano a fare buoni affari e se ne fanno un baffo del biglietto individuale, mentre i non cattivi, fino a prova contraria, ma un po’ agitati si muovono comunque, poi si vedrà, vorrei che qualcuno mi spiegasse perché un cittadino incensurato, senza precedenti specifici, non è libero di muoversi nel suo paese e di andare allo stadio pagando un biglietto e basta, come si fa nel resto del mondo. Se poi delinque, ci pensi la polizia. Trattare i bravi da cattivi, tanto sappiamo che sono bravi, non è fascismo, è piuttosto una gestione abbastanza ottusa del potere. Si seppellisce così, senza un fiore, la domenica della brava gente che i coltelli li usa solo in trattoria, prima o dopo la partita. Si colpiscono i diritti di una stragrande maggioranza per limitare gli eventuali danni di un’ esigua minoranza. Se questo è normale, ditelo voi. A me non pare. Se la libertà di movimento passa per una schedatura (questo è, né più né meno), a me pare condizionamento di libertà. C’ è per caso un costituzionalista che ha qualcosa da dire? – GIANNI MURA

18 agosto 2009

La Tessera del Tifoso è pericolosa!

Il ministro Maroni ha scelto la vigilia di ferragosto per firmare la direttiva che, di fatto, costringe i tifosi a scegliere “liberamente” la sottoscrizione della tessera del tifoso.
Il movimento ultras italiano, nel frattempo, si era già dato appuntamento per il 5 settembre a Roma per contestare questo provvedimento ritenuto liberticida. Alla luce della sopra citata direttiva lo scenario è cambiato e presumibilmente i “contestatori” dovranno aggiustare il tiro. Uno dei punti più controversi, relativo al rilascio della tessera ai tifosi sottoposti in passato a Daspo, sembra essere risolto. Leggiamo infatti questa notizia Ansa :
Il rilascio della tessera del tifoso e’ precluso per chi negli ultimi 5 anni ha avuto una condanna anche non definitiva per reati da stadio. Per coloro che sono stati invece oggetto di provvedimento di Daspo, il rilascio e’ temporaneamente interdetto per il periodo corrispondente alla durata del Daspo stesso. Lo precisa l’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive riunitosi oggi coi rappresentanti di Coni, Figc, Lega professionisti, Lega Pro, Dilettanti e della sicurezza.


Finalmente si sono resi conto che una volta scontata la diffida, non è giusto negare ad un ex diffidato la tessera per altri cinque anni! Ma quanto stabilito nel punto 6 della direttiva ha dell’inverosimile:
a decorrere dal 1 gennaio 2010 le società potranno vendere o cedere a qualsiasi titolo i tagliandi riservati ai settori ospiti esclusivamente ai possessori della “tessera del tifoso”, i quali saranno esenti dalle “prescrizioni per gli spettatori” eventualmente indicate dal Comitato di Analisi per la Sicurezza delle Manifestazioni Sportive ed adottate dalle Autorità Provinciali di P.S. competenti. In tal caso, nei settori dello stadio diversi da quelli riservati agli ospiti, salvo specifiche prescrizioni delle Autorità di P.S., sarà consentitol’accesso con l’utilizzo di titoli diversi dalla “tessera del tifoso”, previa esibizione agli steward di un valido documento di identità.

Tradotto: se non hai la tessera ti devi mischiare ai tifosi avversari!
Pazzesco! E’ cosi che si garantisce la sicurezza?
Molto probabilmente a non avere la tessera saranno proprio quei tifosi occasionali che nulla hanno a che fare coi gruppi organizzati e magari anche meno “esperti”.
La tessera del tifoso non solo è uno strumento inefficace per la prevenzione della violenza: è addirittura pericolosa.
Oltre alla sua inadeguatezza pratica, la tessera resta uno strumento di schedatura collettiva e fanno riflettere le parole del presidente del Palermo Zamparini:
“Tutte le iniziative che vanno contro la libertà personale sono da sistema poliziesco: schedare un milione di persone per punire cento facinorosi”.

“Io sono un uomo libero e mi rifiuto di andare in uno stadio di una città diversa dalla mia con una tessera senza la quale non posso entrare. Questo è un problema che riguarda la libertà personale in Italia, se è vero che questo sistema ce l’abbiamo solo noi. Tutto ciò è paradossale, mi fa vergognare di essere italiano, tutto per colpa di una classe politica di incompetenti
“In uno stato civile  sa colpire ugualmente i violenti senza per questo limitare la libertà degli altri.”

Ma se la tessera è uno strumento inadeguato e perfino liberticida, perchè la si vuole imporre a tutti i costi? Chi trarrà vantaggio dal fatto che saranno messe in  circolazione migliaia di carte di credito Visa?
A conferma degli interessi economici che muovono questa enorme operazione commerciale, la notizia che Telecom Italia fornirà supporto tecnologico  alle novanta società di Lega Pro!


Scontri tra tifosi del Viareggio e polizia

Al 44' del primo tempo della gara fra Lucchese e Viareggio, provocati da alcuni cori dei lucchesi, i tifosi del Viareggio hanno tentato di sfondare il cordone di polizia ma sono stati respinti con una carica.
Scontri tra tifosi del Viareggio e polizia

I reparti che stavano vigilando la tifoseria bianconera sono intervenuti in assetto antisommossa in curva est per arginare il tentativo di sfondamento dei tifosi del Viareggio. Gli animi si sono comunque subito calmati ed anche il deflusso dal Porta Elisa non ha fatto registrare incidenti.


noitv.it

VARESE: SCONTRI ALLO STADIO, ARRESTATO TIFOSO PRO PATRIA


Pro Patria, arrestato tifoso per lesioni - Adnkronos
VARESE: SCONTRI ALLO STADIO, ARRESTATO TIFOSO PRO PATRIA


La polizia di Varese ha arrestato un uomo per gli scontri avvenuti durante la partita di calcio Mantova-Pro Patria, tenutasi ieri sera a Mantova. Un funzionario di polizia era stato ferito alla testa, colpito con una cintura da un tifoso della Pro Patria.

La Digos di Varese, il commissariato di Busto Arsizio e la Digos di Mantova, basandosi sulle riprese delle telecamere dello stadio e con la testimonianza di uno steward, hanno fermato D. F., 31 anni di Busto Arsizio, privo di precedenti penali ma noto ultra' della Pro Patria. Nella sua abitazione sono stati ritrovati la cintura e i vestiti che indossava in occasione della partita.


(Adnkronos)

10 agosto 2009

Comunicato ufficiale Red Blue Eagles L'Aquila 1978

I Red Blue Eagles L’Aquila 1978 rendono noto i primi risultati del conto corrente bancario aperto in seguito al terremoto del 6 Aprile 2009
(per tutte le informazioni vedi precedenti comunicati 1 e 2 ), al giorno 04 Agosto 2009, i gruppi Ultras che hanno già aderito alla nostra iniziativa sono:
ASSOCIAZIONE SPORTIVA GUBBIO 1910 CLUB FEMMINILE
ULTRAS PANTHERS FANO 77
GIOVANNINI S.N.C. (un Ultras Curva Sud Roma)
I CANI SCIOLTI DI LECCE
ULTRAS CRIPS 1988 CASERTA
ULTRAS FEDAYN BRONX CASERTA
ULTRAS SETTORE SUD CASERTA
ULTRAS FOREVER ATALANTA
ULTRAS CURVA SUD BENEVENTO
ULTRAS RIZLA GROUP - MOSCIANO
ULTRAS U.T.S.B. CASSINO
RAVELLO CASUAL FIRM SA 1919 - AMALFI
ULTRAS BEVI & SCOLA VADESE 1985
ULTRAS TESTE QUADRE REGGIO EMILIA
ULTRAS CURVA NORD ANCONA
ULTRAS COLLETTIVO INC UDINE
ULTRAS GRANATA PONTEDERA 1979
ULTRAS BOYS CASALE
SPACCATURA FORTUNATO (ROMA)
ULTRAS BAD BOYS MONOPOLI, ARMY KORPS MONOPOLI E U8 - ULTRAS…E OLTRE. II EDIZIONE, MONOPOLI 4-5 LUGLIO 2009. TORNEO ULTRAS DI CALCETTO PER L’ABRUZZO. (TIFOSERIE PARTECIPANTI: Albinoleffe, Bari, Casale, Casarano, Chieti, Diffidati d’Italia, L’Aquila, Latina, Manduria, Matera, Melfi, Milan, Monopoli, Pro Sesto, Reggina, Salernitana, Taurisano, Termoli, Trani, Viterbo).
ULTRAS TRICASE 1992
ULTRAS RUM BOYS TRICASE 2006
ULTRAS ALTA QUALITA’ MATERA
ULTRAS CURVA EST RIMINI
ULTRAS CURVA SUD CATELLO MARI CAVA DE’ TIRRENI
ULTRAS COLLETTIVO CHI BURDEL CESENA

Al momento la cifra raccolta è pari a 21.600,06 €.
Altri gruppi Ultras si stanno adoperando alla raccolta fondi e saranno prossimi al versamento. Raccomandiamo a tutti di precisare bene il nome del gruppo di appartenenza, per noi è importante saperlo.
I risultati verranno aggiornati periodicamente: su internet, giornali sportivi e riviste ultras.
Ringraziamo tutti i gruppi Ultras che hanno già aderito e tutti quelli che lo faranno prossimamente.

IL VOSTRO GESTO NON SARA’ MAI DIMENTICATO
PER SEMPRE ULTRAS
NON E’ FORTE CHI NON CADE MA E’ FORTE CHI CADE E SI RIALZA, L’AQUILA RIALZATI E TORNA A VOLARE.
RED BLUE EAGLES L’AQUILA 1978

7 agosto 2009

Comunicato Club Giallorossi Messina

I sottoscritti Club Giallorossi comunicano che dopo l'incontro avuto con la società ACR Messina, dove ci avevano promesso l'allestimento di una squadra altamente competitiva nel volgere di due settimane, oggi ritenendo che la promessa non è stata mantenuta, autonomamente abbiamo deciso di manifestare tutto il nostro disappunto verso l'attuale proprietà.
Convinti di aver agito e di agire solo e soltanto per il bene dei colori giallorossi continueremo a gridare "Forza Messina".

Messina 6 agosto 2009
Gioventù Giallorossa, Lions, Fedelissimi, Uragano Cep

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