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30 aprile 2023
Comunicato curva Est Rimini
Quando decidemmo di intraprendere la via della protesta, sapevamo benissimo a cosa saremmo andati incontro. D'altronde mettersi contro i patrizi, è spesso sconsigliato e svantaggioso. Ma il nostro orgoglio, da plebei quali siamo, è ben più grande delle ingiustizie a cui siam sottoposti. Negli anni passati per difendere la nostra curva e la nostra città, abbiamo più volte assaporato il sapore della repressione, in tutte le salse. Quello che è successo giovedì sera, invece appare come una novità assoluta.
29 aprile 2023
26 aprile 2023
24 aprile 2023
23 aprile 2023
21 aprile 2023
Comunicato Graditanta Sud Chiavari
Attraverso le testate giornalistiche locali siamo venuti a conoscenza della richiesta del “Sestri Levante” di disputare le loro partite interne al Comunale di Chiavari.
20 aprile 2023
Comunicato Curva Nord Taranto
Vogliamo pubblicamente ringraziare i giocatori per il mantenimento della categoria e mister Capuano per averci messo sempre la faccia assumendosi continuamente determinate responsabilità.
19 aprile 2023
18 aprile 2023
17 aprile 2023
Roma blindata, i tifosi del Feyenoord 'ospitati' a Napoli
Le forze dell'ordine sono in massima allerta per la partita di calcio tra Roma e Feyenoord prevista per giovedì 20 aprile all'Olimpico.
Dopo gli incidenti della finale a Tirana di maggio scorso, in cui ci furono feriti e arresti, ci sono timori per la sicurezza della partita. Anche se la città di Roma è attualmente senza Prefetto, saranno presenti oltre 1000 agenti di polizia, carabinieri, Guardia di Finanza e polizia locale per garantire la sicurezza.
I controlli sul territorio inizieranno nei giorni precedenti la partita e si intensificheranno la sera precedente. La presenza di tifosi olandesi è stata segnalata, e ci sono preoccupazioni per il gemellaggio tra le tifoserie olandesi e napoletane. Saranno effettuati controlli aeroportuali e nelle stazioni, e saranno posizionate transenne in punti strategici del centro storico per la viabilità e la mobilità cittadina.
16 aprile 2023
15 aprile 2023
14 aprile 2023
12 aprile 2023
Comunicato Curva como
Bari-COMO
La Curva Como 1907 comunica che non parteciperà alla trasferta di Bari sabato 15 aprile.
Ci vediamo costretti a prendere questa decisione a causa dell’inadempienza di chi, addetto ai lavori, da mesi conscio di questa nuova disposizione, avrebbe dovuto metterci nelle condizioni di poter aderire per tempo al programma di fidelizzazione necessario per l’acquisto del tagliando per la partita.
Ad oggi, mercoledì 12 aprile, a solo due giorni dalla partenza, non conosciamo ancora le modalità e le tempistiche per munirci di questa tessera.
Sicuri e orgogliosi di non esserci mai tirati indietro davanti a niente e nessuno dobbiamo prendere questa decisione unicamente perché non in grado di garantire la partecipazione di tutti alla trasferta.
A nostro malgrado sosterremo la squadra a modo nostro, come sempre abbiamo fatto in questa stagione, sempre e ovunque il nostro Como è sceso in campo.
ORGOGLIOSI DI ESSERE LARIANI.
NEL NOME DI COMO COMBATTIAMO!
CURVA COMO 1907
10 aprile 2023
Striscioni Napoli - Milan
La Curva A (SSC Napoli🇮🇹) applaude la Curva Sud Milano dopo la solidarietà espressa verso i tifosi azzurri
"MILANO ULTRAS: L'ONORE HA UN SENSO ANCHE TRA I NEMICI!"
I messaggi arrivano dopo che De Laurentis ha parlato di leggi più severe per gli ultras e del loro bando dagli stadi, motivo della guerra tra parte del Napoli e la proprietà. Agli ultras è inoltre vietato introdurre bandiere o striscioni all'interno della propria abitazione, lo stadio Maradona.
8 aprile 2023
De Laurentiis, gli ultras e i napoletani per bene. Aspettando lo scudetto nella città in vendita
Nel 2004 Aurelio De Laurentiis acquista a un prezzo di favore quel che resta della società calcistica che rappresenta la città di Napoli. È costretto a utilizzare per qualche anno un nome diverso rispetto alla storica dicitura Società Sportiva Calcio Napoli, ma è nel solco di quella tradizione che si colloca la sua azienda. Il suo progetto, però, parte da zero, contando su gigantesche potenzialità di crescita.
De Laurentiis ha amministrato in questi anni la sua impresa raccogliendo il massimo con uno sforzo economico contenuto (zero investimenti, per esempio, in termini di strutture o per la costruzione di uno stadio, mentre continua a usufruire in convenzione di quello vecchio, a dispetto di un grosso debito mai saldato al comune di Napoli). Anche nel rapporto con i tifosi ha agito come se la sua fosse un’azienda di vendita materassi o di grande distribuzione: il tifoso è un cliente, e nel rapportarsi con questi clienti De Laurentiis persegue fin dall’inizio le leggi che regolano i rapporti del mercato.
Un sottoinsieme all’interno di questo ambito, però, meritava un approccio più aggressivo: il tifo organizzato. Nel suo (non) rapporto con i gruppi ultras De Laurentiis ha messo sul piatto della bilancia i pro e i contro: da un lato, il supporto incondizionato alla squadra e quindi una certa cifra assicurata in termini di incassi anche nei possibili momenti difficili; dall’altro, la contestazione delle regole, le intemperanze con le forze dell’ordine e i tifosi avversari, le conseguenti multe e squalifiche per la società, e così via. In più, se consideriamo che una parte ormai scomparsa del tifo organizzato napoletano aveva scritto pagine opache in termini di clientele con la vecchia società di Corrado Ferlaino, De Laurentiis ci ha messo poco a decidere che non solo voleva fare a meno di quella parte di tifosi, ma anzi avrebbe fatto di tutto per liberarsene, iniziando una vera e propria guerra di posizione.
Chi, troppo banalmente, sostiene che gli ultras contestino De Laurentiis perché non gli paga i biglietti e i viaggi, dimentica che per i primi anni, nonostante il muro alzato dalla società nei loro confronti, il presidente non ha quasi mai subito contestazioni. Queste sono montate col tempo, sulla base soprattutto di due ragioni. La prima sono le uscite pubbliche del presidente, che di volta in volta ha definito i supporter organizzati come drogati, camorristi, tossici, pregiudicati, reietti, e così via, non nascondendo la volontà di poter gestire, un domani, uno stadio piccolo, per élite e turisti, sul modello americano, in cui il tifoso è uno spettatore e mai un protagonista dell’evento; la seconda è stata il rifiuto di accollarsi gli sforzi economici necessari a conquistare l’agognato scudetto, nemmeno quando questi sforzi sarebbero stati di poco superiori a quelli effettivamente compiuti. De Laurentiis, in effetti, non ha mai nascosto di essere più interessato ai “piazzamenti” in Champions League, che ai “titoli” come la vittoria del campionato, meno remunerativa economicamente.
Con gli anni del Covid, che hanno mostrato al mondo un modello di calcio desolante, ma per altri foriero di prospettive interessanti (un campo, ventidue giocatori, decine di migliaia di sediolini vuoti e milioni di persone alla tv), con le contestazioni sempre più forti e nuovi episodi di violenza tra tifosi in giro per l’Italia e l’Europa (dovuti anche al fatto che molti appartenenti ai gruppi organizzati hanno ricominciato a viaggiare, dopo avere sottoscritto quella Tessera del tifoso che doveva in teoria servire a contenere le intemperanze), il conflitto tra De Laurentiis e gli ultras napoletani si è fatto estremo. Le mosse della società, di concerto con le autorità di polizia, sono state di ulteriore chiusura e repressione: la promulgazione di un severissimo Regolamento d’uso per l’introduzione di materiale di vario genere all’interno dello stadio, una politica aggressiva nei confronti di chi disobbediva alle regole, provvedimenti Daspo persino per chi sostava sulle scale della gradinata, prezzi sempre più alti dei biglietti, con l’obiettivo di eliminare anche solo l’idea di aree dello stadio (le curve, gli anelli inferiori) destinate a una fruizione popolare.
La reazione del tifo organizzato a questo progetto a dire il vero assai lineare (a cui si è accompagnata la repressione politica e giudiziaria, a livello nazionale, inaugurata già molti anni fa), non è stata troppo lucida. L’impressione è che i gruppi di tifosi stiano facendo una certa fatica a rendersi conto dei cambiamenti in corso. Fino a qualche anno fa chi frequentava il San Paolo, anche non identificandosi negli ideali ultras, era disposto a riconoscere loro un ruolo di leadership all’interno delle curve. Oggi sembra non essere più così, e anche la fascinazione per quel modo di vivere lo stadio sembra sparita, lasciando i suoi alfieri in una posizione di isolamento. Un isolamento emerso in occasione dell’ultimo Napoli-Milan, quando dalla galassia social è venuto fuori tutto il livore (ma anche la superficialità e il pregiudizio) da parte dei tifosi comuni nei confronti degli ultras, che avevano protestato restando in silenzio durante una delle partite più importanti dell’anno.
Anni fa, probabilmente, le posizioni sarebbero state diverse, ma questo non c’entra con lo stadio e con il Napoli e va forse collocato in un ragionamento più ampio. Anche il tifo infatti, come il calcio ben prima, è stato progressivamente fagocitato dal mercato. Lo vediamo a Napoli in queste settimane, con la gioia popolare indirizzata verso pratiche di consumo compulsivo, col tentativo di vendere qualsiasi merce colorata d’azzurro con sopra lo scudetto, con le modalità di occupazione dello spazio urbano tollerate solo se legate alla commercializzazione di un prodotto (il Napoli scudettato), che va spremuto al massimo, anche perché durerà appena qualche mese.
Da un lato, tutto va reso vendibile e capace di attrarre, tra folklore (le pizze colorate, le bare delle altre squadre, gli striscioni con i doppi sensi in dialetto) e moda (gli spritz, i QR code, le grafiche personalizzate per i turisti); dall’altro, è percepibile da parte delle autorità la tensione legata alla necessità di governare questi processi in modi più stringenti, via via che si avvicinano i giorni della festa. Da qui gli appelli imploranti, da parte di sindaco e assessori, a non dipingere più le strade di azzurro, o le proposte di una festa a “numero chiuso” in piazza Plebiscito, e ancora le task force che preparano una militarizzazione della città che rischia di creare solo tensioni, in giornate che vedranno masse di persone di ogni tipo riversarsi per le strade per una festa attesa da trent’anni.
In relazione con lo spazio ci sono infatti le persone. In una società assuefatta all’accettazione passiva delle norme più ottuse (la pandemia lo ha mostrato con evidenza), e desiderosa di allontanare da sé tutte le pratiche e i soggetti “indesiderabili”, la frattura è destinata ad allargarsi. Prima e dopo Napoli-Milan tutto ciò si è visto con chiarezza. Fino alle sei del pomeriggio, la protesta degli ultras contro il regolamento d’uso e il caro biglietti fatta a piazzale Tecchio era considerata civile e persino bella (perché scenografica e fotografabile). Due ore dopo, quella silenziosa all’interno dello stadio ha provocato invece reazioni sdegnate (complice una scazzottata tra gruppi diversi per divergenze di vedute rispetto alla protesta) e sono culminate in uno shitstorming con le solite accuse via web, mutuate dalla vulgata presidenziale e giornalistica: camorristi, volete i biglietti gratis, vendete la droga in curva e così via.
Su questo terreno la stampa cittadina nell’ultima settimana ha giocato a carte scoperte. Gli esempi sono tanti e vanno dalla confusa campagna del Mattino sul regolamento d’uso, ai pezzi provocatori del Napolista. Nel primo caso, si è cercato di far credere ai lettori che tutto quello che dicono gli ultras sul regolamento del Maradona sia falso, che esistono moduli e domandine (come quelle delle carceri!) per introdurre il materiale all’interno degli stadi, senza mai menzionare le ragioni – giuste o sbagliate che siano – che spingono i tifosi organizzati a non voler giocare con quelle regole (per esempio il controllo sugli innocui fumogeni colorati o sui più pericolosi petardi, ma anche su megafoni e bandiere, oltre alla censura sugli striscioni, che sono il modo con cui da sempre i tifosi comunicano il loro favore o sfavore verso qualcuno). Il tutto condito da una serie di notizie false diffuse dal Napoli calcio e dalla questura, sbugiardate in poco tempo dai gruppi organizzati del tifo azzurro e persino di quello milanista.
Ancora più espliciti gli articoli del Napolista, che se non altro hanno il pregio, rispetto ai principali quotidiani cittadini, di esibire con fierezza, senza complessi, l’intolleranza e l’odio di classe verso i comportamenti non conformi dei proletari, eterno fardello che la borghesia napoletana è condannata a portarsi dietro nella sua aspirazione, sempre delusa, a vivere in una città “normale”; una posizione, al di fuori del contesto locale, che ricalca banalmente i processi di colpevolizzazione della marginalità a cui assistiamo a tutti i livelli (si veda questo gustoso articolo che suggerisce ai riottosi di mettere da parte la protesta sul caro biglietti perché per i napoletani “che hanno studiato”, che “si sono impegnati” e che “ce l’hanno fatta”, spendere novanta euro per il settore più economico dello stadio è una cosa normale).
In questo scenario non sorprende che il presidente del Napoli si faccia (così come dopo gli scontri tra tifosi del Francoforte e del Napoli) addirittura garante dell’ordine pubblico, battendo i pugni sul tavolo per visionare i filmati della contestazione a piazzale Tecchio o pretendendo che la festa scudetto sia protetta “da diecimila poliziotti”. Esattamente come le grandi aziende della logistica che assoldano guardie private durante gli scioperi per affrontare i lavoratori in picchetto, o come i commercianti della città-vetrina che pilotano gli interventi dell’amministrazione contro senzatetto e gruppi di ragazzini, De Laurentis invoca l’intervento poliziesco e quello del sistema penale non per la gestione di tensioni sociali e politiche o per il controllo di reati, ma per la mera amministrazione dei suoi affari privati. (riccardo rosa)
fonte : https://napolimonitor.it/
7 aprile 2023
4 aprile 2023
Lo Stadio dei Ricchi : Curva a 90 euro per Napoli – Milan
La curva a 90 euro per Napoli – Milan di Champions fa parte purtroppo di un processo irreversibile che ho già visto accadere in Inghilterra, dove lo si è portato alle estreme conseguenze
Che so, Wembley, finale di FA Cup, i turisti del pallone magari giapponesi o di altre nazionalità, non emotivamente coinvolti, che si guardano intorno con l’aria sospesa fra la noia e il blando interesse per poi riaccomodarsi al tavolo da 4.500 sterline, e i veri tifosi di una volta delle classi popolari al pub davanti a un televisore.
Lo dico con il crudo realismo di uno che ha appena speso da abbonato 154,54 euro per due biglietti di Curva B. Quando installarono i tornelli all’allora San Paolo dissi a un gruppo di amici di segnarsi la data, perché quello era l’inizio della fine.
Le mie parole furono accolte da scetticismo. Qua non è l’Inghilterra mi fu detto, ma io mica ero Frate indovino, l’avevo semplicemente già visto succedere.
Il tornello significava che i bambini avrebbero pagato, per esempio, e un tempo di fatto i bambini non pagavano né in Inghilterra né in Italia. Solo che in Inghilterra ancora oggi i club applicano tariffe ridotte per i giovani.
In certi casi, fino a 16 anni, in altri fino a 21 come fa il Liverpool, che destina anche 9.000 biglietti a 9 sterline al pubblico residente nell’area con il codice postale di Liverpool.
Sono discorsi inutili, mi rendo conto. Un paio di amici ultrasostenitori di ADL, si sono premurati di scrivermi preventivamente per dirmi che tutto sommato i prezzi sono in linea con quelli delle altre. Io ho rinunciato a ogni discussione. Non serve a niente elencare le differenze di reddito pro capite esistenti, che so fra Milano e Napoli.
Stamattina mi è stato detto pure che a Napoli la povertà è solo apparente perché stiamo tutti bene. Solitamente, queste cose me le dicono amici fortunati che vengono da famiglie benestanti, che magari hanno un paio di case di proprietà, una l’hanno regalata a loro e quindi sono portati senza malizia o cattiveria a estendere la propria condizione a tutti gli altri.
Un’altra differenza rilevante fra l’Inghilterra e l’Italia è che lì i club nella quasi totalità dei casi sono proprietari dello stadio. Per produrre profitto, devi fare investimenti.
È l’ABC del capitalismo, ma anche questo è un discorso poco popolare in Italia, dove siamo abituati e perciò ci sembra normale che gli investimenti siano a carico della collettività, quindi fatti col denaro pubblico, mentre i profitti sono privati. È una battaglia persa che non intraprendo nemmeno, fa parte del dna di questo paese e non sarò io a cambiarlo.
A Napoli poi c’è la camorra, non si può costruire, eccetera, eccetera. Poi ti guardi intorno e ti chiedi come si siano potuti costruire strade, infrastrutture, palazzi, edifici commerciali. Anche questa è però una guerra inutile che non mi interessa combattere.
Il punto è semplice: c’è uno stadio con una capienza di poco inferiore a 55mila posti e una richiesta molto più alta. ADL avrebbe potuto mettere le curve a 120 euro e le avrebbe vendute. Magari anche al turista in vacanza a Napoli che avrebbe varcato per la prima e unica volta i tornelli del Maradona nella sua vita.
E i miei amici lealisti avrebbero detto che è giusto, che anche altrove costano così, anzi di più (ma a Milano nella partita d’andata il terzo anello dove si vede meglio che nei nostri inferiori costa 59 euro e 74 il secondo anello), oppure che a Napoli siamo ricchi e piangiamo miseria.
In Inghilterra a un certo punto i club si rendono conto di giocare in stadi svuotati di passione, a dispetto del marketing della Premier, degli escamotage tecnici con i microfoni puntati verso le gradinate e l’acustica delle tettoie che aiuta.
Pagano proprio delle società specializzate per sentirsi dire che hanno un pubblico vecchio (l’Arsenal ha un pubblico con l’età media di 50 anni all’Emirates), borghese e poco incline all’esuberanza. Soldi buttati, sostanzialmente, gli sarebbe bastato vedere i prezzi dei biglietti e avrebbero capito subito.
Le famiglie allo stadio, certo, quelle benestanti, perché solo una famiglia benestante può spendere queste cifre. La famiglia reale, magari. Carlo, hai già fatto il biglietto? Mi raccomando, uno anche per la compianta Regina Elisabetta. Come se fosse ancora tra noi.
“Il napulegno”
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