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15 dicembre 2009

Oggi agli Ultrà, domani in tutta la città

Un vecchio motto, caro al movimento Ultras, recitava “Oggi agli Ultrà, domani in tutta la città”.
Con questo slogan si denunciava il fatto che la repressione rivolta ai tifosi più turbolenti, potesse rappresentare un precedente pericoloso. Un modello che applicato in altri ambiti, come quello politico,  avrebbe minato seriamente la libertà di espressione.
A quanto pare, quel “domani” sta per arrivare.
Da Repubblica.it
Giovedì il Consiglio dei ministri esaminerà nuove, più rigide norme sulle manifestazioni e su internet. Lo ha annunciato il ministro degli Interni Roberto Maroni, parlando di “misure più adeguate e urgenti” per cui è ipotizzabile che il governo agisca per decreto. Il titolare del Viminale ha anche fatto sapere che l’esecutivo sta valutando la possibilità di estendere alle dimostrazioni pubbliche le norme contro la violenza negli stadi.
“Sono misure che stiamo valutando – ha detto Maroni in Transatlantico – per garantire ai cittadini e a chi ha compiti istituzionali di poter svolgere tranquillamente la propria azione”. Ma il ministro non è sceso nei particolari: “Ho detto che sono allo studio misure ma non ho intenzione di dire quali: lo dirò prima al Consiglio dei Ministri, essendo misure delicate, che riguardano terreni delicati come la libertà di espressione sul web e quella di manifestazione, ancorchè in luoghi aperti, pubblici”. Secondo Maroni è in ogni caso necessario “trovare un equilibrio tra la libertà di manifestazione del proprio pensiero in campagna elettorale e quella di manifestare la propria critica. Tutte queste sono norme che stiamo valutando, per vedere se servono e cosa serve alla luce di quanto sta accadendo in questi giorni”.
In precedenza, in un intervento alla Camera, Maroni aveva fatto riferimento alla polemica nata per la rpesenza in rete di siti inneggiati all’aggressore di Berlusconi: “Valuteremo soluzioni idonee da presentare al prossimo consiglio dei ministri” per consentire “l’oscuramento dei siti che diffondono messaggi di vera e propria istigazione a delinquere”. E aveva aggiunto: “Nel rispetto di chi usa i social network con finalità pacifiche, il governo sta facendo approfondimenti tecnici per una legislazione per contrastare in modo più efficace episodi di violenza nelle manifestazioni pubbliche” nel rispetto delle norme vigenti e sulla “falsariga” di quelle adottate per prevenire la violenza negli stadi”. Maroni ha detto di “accogliere l’invito del presidente della repubblica, giorgio napolitano, perchè si fermi la pericolosa esasperazione della polemica politica e si torni a un civile confronto tra le parti”.

Ma Maroni, a quanto pare, non si è inventato nulla. Anche in questo campo aleggia il fantasma di un “modello inglese”. L’equivalente politico del Daspo (divieto di assistere a manifestazioni sportive) si chiama Asbo (Anti-Social Behaviour Orde).
Da oggi gli Ultras si sentiranno meno soli e incompresi.

10 dicembre 2009

Cascina-Massese: agguato dopo il derby, dieci feriti

Drammatico epilogo della partita Cascina-Massese. Sassaiola e bastonate ai tifosi apuani: numerose auto danneggiate

Fonte: "lanazione.ilsole24ore.com"

Cascina (Pisa), 7 dicembre 2009 - È stato un vero e proprio agguato quello che un folto gruppo di tifosi apuani ha dovuto subire al termine della partita di calcio tra il Cascina e la Massese, gara valida per la tredicesima giornata di andata del girone A del campionato toscano di Eccellenza e finita con il risultato di 2-1 in favore degli ospiti.

Il bilancio è piuttosto pesante: i feriti (tutti massesi) sono una decina e altrettante le vetture danneggiate dalla violenza gratuita di una ventina di scalmanati che hanno messo in trappola i supporter della squadra bianconera. Il grave e inquietante episodio si è verificato poco prima delle 17 mentre i tifosi ospiti, lasciato lo stadio cascinese, si erano incolonnati a bordo delle loro auto e si stavano dirigendo verso la superstrada 'Firenze-Pisa-Livorno'.

Arrivato sulla rotatoria tra via del Fosso Vecchio e via Nazario Sauro, il lungo serpentone di auto degli sportivi bianconeri ha dovuto rallentare. È stato proprio in quel momento — hanno poi raccontato agli investigatori i massesi, unici testimoni reperibili dell’accaduto — che dal nulla si sono materializzati una ventina di giovani, in gran parte con il volto travisato con sciarpe, passamontagna e foulard, che ha affrontato i malcapitati attacandoli inizialmente con un fitto lancio di pietre. Ben presto, poi, gli autori dell’agguato — certamente un’azione premeditata e organizzata nei particolari — sono passati alla fase 2.

Armati di bastoni e catene hanno menato fendenti sulle auto — solo quelle che erano all’inizio della colonna sono riuscite a fuggire — devastando le carrozzerie e mandando in frantumi lunotti e finestrini. Sono stati lunghi momenti di terrore. Sentendosi in trappola, alcuni tifosi apuani sono usciti dalle vetture, ma hanno avuto a peggio perché la furia dei teppisti si accanita su di loro. Un ragazzo di 29 anni ha riportato un’ampia ferita alla testa che ha richiesto alcuni punti di sutura.

Un altro tifoso, finito a terra sotto i colpi degli aggressori, ha perso i sensi ed è finito in osservazione all’ospedale di Massa, dove al pronto soccorso sono stati medicati tutti i feriti nell’agguato. Ora è in osservazione. Altri hanno accusato ferite ed ematomi in varie parti del corpo e per questo sono stati sottoposti a esami radiologici.

Tra i contusi c’è anche una ragazza. A ben cinque delle vetture danneggiate sono state anche rubate (o andate perse nel parapiglia) le chiavi di accensione, cosicchè gli automobilisti sono stati costretti a contattare parenti e amici per farsi portare le seconde chiavi. La polizia al suo arrivo non è riuscita a effettuare alcun fermo: gli aggressori erano già fuggiti.
Le persone rimaste contuse non sono state in grado di fornire indicazioni utili per individuare i responsabili dell’agguato. Dato che il Cascina è praticamente senza una vera e propria tifoseria, gli investigatori non escludono che si possa essere trattato di un blitz effettuato dai supporter del Pisa, avversari di lunga data dei massesi e che sono anche gemellati con i sostenitori della Carrarese.

2 dicembre 2009

Agguato ai veronesi degli ultrà rossoblu

Fonte: "tarantosera.com"

- L'agguato è scattato poco prima delle 19, quanto la partita era finita da tempo. Un gruppetto sparuto, un pugno di pseudo sostenitori del Taranto, ha atteso il passaggio del pullman dei tifosi dell'Hellas Verona che che stava per imboccarre il casello di Palagiano, dopo aver percorso la strada statale 106. E lì è partita una fitta sassaiola che ha investito il mezzo con il quale i supporters gialloblu, scesi in oltre duecento in riva allo Ionio per la trasferta della compagine di Remondina. Un raid che non ha avuto conseguenze sui tifosi veronesi, visto che nessuno dei passeggeri del pullman è stato ferito, mentre ad essere stati danneggiati sono stati due vetri del bus. Danni che comunque non hanno impedito la prosecuzione del viaggio ai trasfertisti provenienti dal Veneto. Ad agevolare la spedizione contro i veronesi, il luogo isolato e la scarsa visibilità della zona. Adesso sono gli agenti della Questura del capoluogo ionico ad indagare sull'episodio, per identificare chi abbia preso a sassate quegli avversari che, allo Iacovone, si sono fatti notare per i cori razzisti che in più occasioni si sono levati in maniera chiarissima dal settore ospiti dello stadio Era-smo Iacovone. “Sporchi terroni” è stato lo slogan preferito dagli ultrà dell'Hellas che hanno compiuto il viaggio sino alla Puglia al seguito della squadra che attualmente occupa il primo posto del girone B del campionato di Prima Divisione. “Bruciare il Meridione” e “morti di fame” sono stati altri cori intonati dalla pattuglia di veronesi giunti a Taranto. Da rilevare, comunque, come - al di là proprio degli slogan e dei cori - all'interno dell'impianto sportivo del rione Salinella non si siano registrati episodi di violenza tra le due tifoserie. Partita che si è conclusa con il punteggio di 0-0, con il rammarico da parte del Taranto che ha recriminato per un calcio di rigore non dato.

30 novembre 2009

Paolo di Brescia:”Mi hanno rubato la vita e adesso voglio giustizia!”

Brescia. «Mi hanno rubato la vita e adesso voglio giustizia». Paolo Scaroni, 32enne di Castenedolo, rovinato nel fisico e nell’animo dal pestaggio subito il 24 settembre del 2005 alla stazione di Verona, durante una carica della polizia dopo la partita dei locali con gli azzurri del Brescia, non ci sta a farsi da parte. Non vuole mettersi in un angolo e piangersi addosso per quello che poteva essere e non è stato, non vuole rimuginare sulle occasioni che ha perduto, sul tempo, la vitalità, la gioia e l’allegria che gli sono state rubate dentro a quella maledetta stazione, e appena ha occasione fa sentire la sua voce. Non lo frena nemmeno l’ecolalia che lo perseguita da quando ha lasciato l’ospedale di Negrar nel Veronese, non gli impedisce di raccontare i suoi due mesi di buio totale e la lenta, difficile e dolorosa ripresa nemmeno l’afasia, che spesso gli impedisce di trovare le parole giuste. Non ha paura di nulla perchè sa che la sua sofferenza deve trovare giustizia, perchè ha pagato sulla sua pelle «il comportamento scorretto di chi non ha onorato la divisa che indossa». E ieri mattina, trascinando visibilmente la gamba destra e aggrappandosi con meticolosità allo scorrimano, ha salito lentamente le scale che portano in prefettura. In programma un incontro importante: Paolo Scaroni era atteso dal prefetto Narcisa Livia Brassesco Pace. Scaroni non era solo all’incontro. Con lui gli amici di tifoseria, i ragazzi della Curva Nord Brescia 1911. Gli ultras della Nord sono stati vicini a Paolo ogni istante. E gli sono vicini nella battaglia legale che finora non ha portato alcun risultato, ma solo tanta amarezza. «CI SONO LE PROVE che sono stato picchiato dalla polizia – spiega Paolo Scaroni -, da sette poliziotti che hanno fatto di tutto per uccidermi. Quando sono stato ricoverato a Verona non avevo nemmeno un livido sul corpo, ma mi hanno colpito solo alla testa. Volevano farmi male, ma io sono sopravvissuto». Paolo ringrazia ogni giorno per essere ancora vivo, ma la sua lucidità l’ha portato decine e decine di volte anche a sperare di morire. Il desiderio di farla finita si è insinuato spesso nella sua testa, massacrata in stazione, segnata da profonde cicatrici, rese invisibili dai capelli castano-rossiccio. Le cicatrici non si vedono più, ma per Paolo sono presenti in ogni istante, quando anche i movimenti più semplici diventano difficoltosi, quando il peso del forcone nella stalla gli impedisce di continuare il lavoro, quando la testa rimbomba a tal punto che anche seguire un film è un’impresa. Paolo Scaroni non è più quello di prima. Non può riavere la sua vita, deve fare i conti con quello che è diventato, ma qualcuno deve pagare per tutta la sua sofferenza. E i responsabili secondo Paolo Scaroni, il suo avvocato Sandro Mainardi e tutti gli amici della Curva Nord, hanno un volto, un nome e un cognome, sono sette poliziotti che dovrebbero finire davanti a un giudice. Ma la procura di Verona l’altro giorno, dopo l’iscrizione d’autorità dei sette nel registro degli indagati, ha nuovamente chiesto l’archiviazione. La prima richiesta di archiviazione è stata respinta, così come il ricorso in Cassazione. Questo ha raccontato ieri Paolo al prefetto di Brescia. Ha chiesto di aver giustizia perchè «prima ancora di essere un tifoso è un cittadino bresciano». Il prefetto ha promesso il suo interesse. È un primo passo per Paolo. Finora le sue richieste sono rimaste senza risposta: ha scritto al ministro Maroni, ha scritto al Papa. «Spero che qualcuno mi aiuti perchè mi è stata rubata la vita e nessuno ha ancora pagato».

Fonte: Bresciaoggi

26 novembre 2009

Buone notizie per i tifosi di tutta Italia: tornano striscioni e coreografie

La “tessera del tifoso” slitta a settembre. Torneranno, invece, negli stadi tamburi, striscioni e coreografie senza bisogno di fax preventivi: il materiale verrà controllato all’ingresso. La decisione è stata presa dall’Osservatorio dopo l’incontro con i vertici della Adcs (associazione difesa consumatori sportivi). Alla base del rinvio della discussa legge sull’ordine negli stadi varata dal governo ci sono alcune proposte di revisione relative al comma 9 che impone il divieto di sottoscrizione a chiunque sia stato sottoposto a Daspo o diffida, anche se ha già scontato la pena. Le novità sono state illustrate ieri nel Convegno per dibattere sull’introduzione della Tessera del Tifoso organizzato a Roma dall’Associazione Difesa Consumatori Sportivi.

Fonte: Leggo

Gli striscioni, i tamburi e le coreografie simbolo del modello italiano di tifo finalmente possono tornare all’interno degli stadi. Una splendida notizia per tutte le tifoserie d’Italia, segno che stiamo arrivando ad una normalizzazione.
Per quanto riguarda lo slittamento dell’introduzione della tessera del tifoso, è dovuto alla insostenibilità della richiesta del Ministro Maroni da parte delle società di calcio. La più che giusta revisione dell’art.9 ci fa invece sperare che l’Italia sia ancora un paese “normale”.
Sull’obbligatorietà della tessera vi rimandiamo ai  post che abbiamo già pubblicato in merito…ma ci sia concessa una battuta: se la tessera è, come dicono, strumento di fedelizzazione del tifoso (consumatore) che segua gli stessi criteri delle card dei distributori di benzina: se non ce l’hai il pieno te lo fanno lo stesso!

La "tessera del tifoso" è inaccettabile e va assolutamente respinta

La "tessera del tifoso" è inaccettabile e va assolutamente respinta
300 gruppi ultrà di destra e sinistra, del Nord, del Centro e del Sud, hanno sfilato uniti per Roma contro le nuove tecniche di repressione e di controllo sociale del ministro Maroni. La "tessera del tifoso" alimenta le solite lobby affaristiche, è una misura da Stato di polizia
Il calcio capitalistico va sciolto e rifondato su basi democratiche e popolari

Oltre 300 gruppi provenenti da tutta Italia hanno sfilato il 14 novembre per Roma, dall'Esquilino fino alla Bocca della Verità, contro la tessera del tifoso dietro lo striscione d'apertura "Se i ragazzi sono uniti non saranno mai sconfitti" (citazione del celebre gruppo rock anni '60 degli Who). Un corteo partecipato e determinato, eterogeneo e unitario, animato non già da bandiere e sciarpe riconducibili ai gruppi ultras di appartenenza, ma dalla parola d'ordine "No alla tessera del tifoso", per contrastare tutti uniti la repressione portata avanti contro le tifoserie organizzate dal ministro degli Interni fascio-leghista Roberto Maroni, a colpi di decreti e sulla base di una legislazione d'emergenza.
I tantissimi tifosi giunti a Roma, "sorvegliati" da un imponente e spropositato dispiegamento di "forze dell'ordine", hanno lanciato numerosi cori, il più gettonato "Gabriele uno di noi", in memoria del giovane tifoso della Lazio Gabriele Sandri - di cui proprio nei giorni della manifestazione ricorreva l'anniversario della morte - ucciso a freddo dall'agente Luigi Spaccarotella. Non sono mancati slogan in ricordo di Stefano Cucchi, peraltro supporter della Roma, ucciso all'ospedale Sandro Pertini, sulla cui morte per chiedere verità erano già apparsi diversi striscioni in numerose curve d'Italia nel corso della precedente giornata di campionato.

La "tessera del tifoso" è anti-costituzionale
La "tessera del tifoso", voluta già dall'allora ministro Giuliano Amato nel 2007 in seguito all'assassinio presso lo stadio di Catania dell'ispettore capo della polizia Filippo Raciti, ha l'aspetto di un bancomat, contiene i dati anagrafici e la foto del suo possessore, può essere usata come documento d'identità valido per l'acquisto dei biglietti e, ragiona il Viminale, rende certa l'identificazione ai tornelli degli stadi. Inoltre, prevede verifiche della Questura in accordo ad apposita direttiva ministeriale. Non appena la "tessera del tifoso" sarà attiva, le società ospitanti potranno vendere i biglietti ai soli tifosi in trasferta in possesso della tessera.
In realtà, dal momento che si affida a tecnologie di rintracciabilità elettronica, la "tessera del tifoso" è un evidente strumento di controllo sociale, degno di un "regime totalitario", come ha denunciato persino l'amministratore delegato del Catania, Pietro Lo Monaco. Non solo, l'articolo 9 della legge 41/2007 (Legge Amato), il più contestato dagli ultras, è chiaramente anticostituzionale, perché nega l'ingresso allo stadio anche a chi, colpito negli ultimi cinque anni dal Daspo (Divieto di accesso alle manifestazioni sportive), ha già pagato il suo debito con la giustizia sportiva e penale.
Voluta dall'ex craxiano Amato, ministro degli Interni nel secondo governo Prodi, portata avanti dal fascio-leghista Maroni, la prima tessera di fidelizzazione italiana ha i colori rossoneri del Milan, il club della squadra del neoduce Berlusconi. Su questo progetto, il regime neofascista, la destra come la "sinistra", s'è schierato a favore al gran completo.

Un affare per banche e lobby commerciali
La "tessera del tifoso" è un business per i soliti pescecani capitalisti, da Telecom Italia, che ha stretto un accordo con 90 club di Lega Pro (ex serie C) per la fornitura del tesserino e dei lettori mobili (Rfid, quelli degli ski pass) per i varchi degli impianti, a Banca Intesa San Paolo, cui è stata affidata l'emissione della tessera, e uno dei due gruppi bancari italiani più importanti.
Lo stesso istituto è nel patto di sindacato che regge RCS Mediagroup cioè tutta una serie infinita di quotidiani come il "Corriere della Sera" e soprattutto la "Gazzetta dello Sport", il più venduto giornale sportivo non a caso fortemente favorevole alla "tessera del tifoso".
Nello stesso patto di sindacato è di Mediobanca la quota più significativa, ovvero di quel Cesare Geronzi ex patron di Capitalia, uomo e banca che nel calcio sono molto conosciuti visti i rapporti economici con alcuni presidenti travolti da scandali finanziari e debiti (Parma-Tanzi, Lazio-Cragnotti, Roma-Sensi). Uomo molto vicino a Capitalia era Franco Carraro, che in passato ha fatto un po' di tutto, anche il politico e che recentemente è stato presidente della Figc e presidente di Mediocreditocentrale, banca facente parte appunto del gruppo Capitalia.
In RCS troviamo anche il gruppo Benetton: forse con la "tessera del tifoso" Autogrill potrebbe offrire sconti per i tifosi in viaggio? O magari per restare in famiglia potrebbero esservi bonus con Autostrade o Grandi Stazioni spa?
Ad essa è favorevole anche il presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete, cioè il fratello di Luigi Abete, vicepresidente dell'Associazione Bancaria Italiana e presidente della banca romana BNL.
Da Mediobanca a RCS, da Telecom Italia a Gruppo Benetton, da Intesa San Paolo al neoduce Berlusconi, la "tessera del tifoso" arricchisce i soliti noti pescecani, pronti a lucrare ulteriormente sul calcio rendendo sempre più commerciale e individualistica la sua fruizione, a danno del suo carattere popolare.
Il regime neofascista la presenta come la classica tessera per fidelizzare i tifosi-clienti, promuovendo una serie di agevolazioni e convenzioni con aziende di trasporto e di ristoro, corsie dedicate, borsellino elettronico e molto altro. In realtà il rapporto con il tifoso diviene di tipo commerciale, attivando un meccanismo di individuazione dei "clienti migliori". Non a caso, in Inghilterra le "membership card" hanno in pratica sostituito il pubblico da popolare a ceto benestante. Non tutti possono permettersi la "gold card".

La "tessera del tifoso" è una misura da Stato di polizia
Ancora più preoccupante, poi, è il fatto che il nullaosta per la "tessera del tifoso" è rilasciato dalla questura e sarà perciò la polizia a decidere niente meno chi può entrare o non entrare in un luogo pubblico (non solo negli stadi, ma in tutti quelli convenzionati dalla tessera), con strumenti assai arbitrari (legge Amato, diffide). La "tessera del tifoso" è uno strumento che divide, esclude, toglie diritti senza concedere alcuna garanzia di autotutela.
Si tratta perciò dell'ennesima misura di controllo e di repressione sociale messa in campo dalla destra e dalla "sinistra" del regime neofascista per uccidere ciò che di popolare e democratico resiste nel calcio capitalistico, il cui prossimo grande affare è la famigerata privatizzazione degli stadi che, dal decreto Pisanu del 2005 in avanti, tra biglietti nominali e tornelli, appaiono sempre più dei fortini militarizzati anziché degli impianti sportivi. Per ottenere la "tessera del tifoso", non a caso, non si compila un modulo, ma una vera e propria autocertificazione: chi sbaglia qualcosa, commette reato.
Nel resto d'Europa, è vero, esistono le "tessere del tifoso", ma non sono affatto gestite dallo Stato. Per questo, nell'Italia neofascista, anziché di "tessera del tifoso" è più corretto parlare di "tessera del Viminale" e di misura da Stato di polizia. La "tessera del tifoso" non piace nemmeno al commissario tecnico dell'Italia, Marcello Lippi: "è una cosa che ghettizza e sa di schedatura", ha dichiarato in estate smarcandosi dal sostegno ufficiale dato al progetto dalla Federcalcio, facendo irritare non poco Maroni, fautore persino di una "tessera azzurra" per le partite della nazionale.
Grazie all'avversione delle tifoserie organizzate e dei rilevanti oneri organizzativi che i padroni dei club devono affrontare per sostenerla, il 21 novembre l'introduzione della "tessera del tifoso" è stata rinviata da Maroni dal 1° gennaio 2010 all'avvio della stagione 2010/2011. Sei mesi prima o dopo, poco importa. La "tessera del Viminale" non deve essere adottata né ora né mai, dato che vuole disgregare i corpi sociali del tifo, ovvero i gruppi ultras e i club (nati spontaneamente attraverso l'aggregazione popolare), affinché lo stadio sia vissuto individualmente e in modo assolutamente commerciale.
Il calcio capitalistico va sciolto e rifondato su basi democratiche e popolari, per un calcio pubblico, senza alcun apporto diretto o indiretto dei privati, gestito direttamente dai tifosi e in cui i giocatori ricevano stipendi da lavoratori.

25 novembre 2009- fonte http://www.pmli.it/tesseratifoso.htm

18 novembre 2009

Verità per Denis Bergamini

Sono passati vent’anni dalla morte di Donato Bergamini e ancora il mistero avvolge la vicenda. Il 18 novembre del 1989 il calciatore del Cosenza è stato trovato morto sulla statale 106 nei pressi di Roseto Capo Spulico. Frettolosamente, l’indagine sulla sua scomparsa è stata chiusa con la versione del suicidio, ma in molti, in primis la famiglia, non ci hanno mai creduto. In tanti si stanno battendo per la riapertura delle indagini dopo le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che hanno dipinto un quadro fatto di brutte storie attorno al Cosenza Calcio: droga, scommesse e partite vendute. Nel 2001 Carlo Petrini ha dedicato un libro alla vicenda, ‘Il Calciatore suicidato’, adesso è nato anche un gruppo su Facebook che chiede la riapertura delle indagini. Vent’anni di dolore per chi ha amato Bergamini.
Fonte: Calciomercato.it
Segnaliamo anche la nascita di un sito dedicato a Bergamini www.denisbergamini.com
Per la verità non è mai troppo tardi!

14 novembre 2009

Tessera del tifoso, a Roma sfila la protesta degli ultras

Nella Capitale la manifestazione contro l'iniziativa del Ministero dell'Interno. Tra gli 8 e 10 mila i partecipanti secondo uno degli organizzatori. Alla protesta sono bandite maglie, bandiere e sciarpe dei vari club di appartenenza.


"Se i ragazzi sono uniti non  saranno mai sconfitti". E' lo striscione che apre il corteo  organizzato a Roma per protestare contro la Tessera del tifoso. Supporters provenienti da diverse città manifestano contro il  provvedimento che introduce, dal 2010, lo strumento indispensabile per seguire le squadre in trasferta. Il corteo è partito dall'Esquilino e raggiungerà piazza Bocca della Verità.

Varata come "strumento difidelizzazione" per i sostenitori delle squadre di club e della nazionale azzurra, la Tessera del tifoso ha aperto una nuova spaccatura tra il "Palazzo" del calcio e numerose tifoserie organizzate. In vigore dal prossimo primo gennaio, come ha annunciato dal ministro dell'Interno Roberto Maroni, la tessera - una scheda magnetica probabilmente corredata di fotografia - sarà indispensabile per chiunque voglia accedere nei settori degli stadi riservati alle tifoserie ospiti, ma anche per avere vantaggi nell'acquisto dei biglietti o merchandising e per evitare lunghe attese nell'accesso agli stadi: i possessori della tessera in cambio accettano di comunicare i propri dati personali alle società sportive e agli organi di polizia. I club potranno utilizzare le informazioni sui tifosi-clienti per promuovere iniziative connesse alla loro attività, mentre le forze dell'ordine sfrutteranno il database per l'accertamento di "eventuali motivi ostativi".

Fonte: Sport.Sky

 

12 novembre 2009

Auguri Angelo...Auguri Viking e adesso TUTTI A ROMA!!

In occasione dell'incontro con la roma la Curva ha voluto salutare i 25 anni di uno dei gruppi cardine della Nord dedicandogli un'intera coreo come accaduto la scorsa stagione per i 40 anni dei Boys.
Dei Viking non c'è molto da dire in quanto la loro costante presenza dalla nascita in ogni stadio al seguito dell'Inter parla da sola.

I Viking oggi rappresentano uno dei perni su cui si fonda la Nord e la loro principale caratteristica è quella di essere ancora rappresentati da coloro che nel 1984 hanno fondato un Gruppo di Amici prima ancora che un gruppo di Ultras.
1984-2009 ... TANTI AUGRI VIKINGHI DELLA NORD !!!
Con la roma poi la Nord non ha certo dimenticato il ricordo al Padre di tutti i Presidenti dell'Inter Angelo Moratti e gli ha dedicato uno striscione di 80 metri.
Altro momento fondamentale dell'incontro sugli spalti, sono stati i 5 minuti di silenzio (condivisi anche dai romanisti) per chiedere ancora una volta GIUSTIZIA PER SANDRI a distanza di 2 anni dal suo assassinio.

E adesso ... TUTTI A ROMA SABATO 14 !!!
La Nord a questo proposito ricorda che giovedi si raccoglieranno le iscizioni per tutti coloro che vorranno presenziare alla manifestazione nazionale Contro la tessera del tifoso.
Si ricorda che la partenza è prevista nella notte di venerdi, il ritorno sabato sera ed il costo sarà contenuto nei 20 euro (la differenza sarà a spese della Nord).

PER GARANTIRE IL CONTROLLO DI CHI SI PRESENTERA' A NOME DELLA NORD, ANCHE CHI DESIDERA TRASFERIRSI CON MEZZI PROPRI E' PREGATO DI DARNE COMUNICAZIONE GIOVEDI SERA.
AVANTI CURVA NORD, ANDIAMO A DIRE IN FACCIA AL GOVERNO QUANTO ASSURDI SIANO CERTI IPOCRITI SISTEMI REPRESSIVI !!!


www.curvanordmilano.net

10 novembre 2009

Buio all'Olimpico Tifosi: 'Lotito, paga la luce'

All'Olimpico scende il diluvio. Piove sulle macerie di una Lazio priva d'identità e di personalità. I tifosi cantano, incitano la squadra. Poi l'imprevisto. Alcune luci si fulminano e sull'Olimpico cala un triste grigiore. Un coro unanime: 'Paga la luce, Lotito paga la luce...'. Prima la Curva Nord, poi l'intero stadio, compresi i tifosi del Milan. Un sorriso che per un secondo alleggerisce il cuore.

www.calciomercato.com

MAnifestazione a Roma il 14-11-09

 

9 novembre 2009

NAPOLI ULTRAS CONTRO DE LAURENTIS

"De Laurentiis buffone". Con tale striscione gli ultras partenopei hanno voluto rispondere alle dichiarazioni di Aurelio De Laurentis. Presidente il quale, proprio poco prima del match esterno contro il Catania, così si era rivolto al migliaio di supporters azzurri in procinto di giungere in terra etnea: "Vorrei dire ai mille tifosi che andranno in Sicilia di onorare la squadra al meglio e - continuava il patron - di rispondere con un sorriso allo sfottò dell'avversario. Prometto che chi lo farà avrà una mia stretta di mano". Affermazioni che non sono andate giù alla torcida napoletana e che alimenta uno stato di tensione con il produttore cinematografico.

ultrasblog

7 novembre 2009

COMUNICATO NOCS 1983

Il "Nocs 1983", uno dei maggiori gruppi organizzati del tifo messinese, ha proclamato l'astensione dal tifo sia per le gare in casa che per quelle in trasferta. La protesta si muove contro l'attuale proprietà e arriva dopo due mesi di "fiducia a termine", esauritasi dopo gli ultimi eventi e il medidocre campionato dei peloritani.

3 novembre 2009

Tessera del tifoso: scenari inquietanti

Riportiamo una lettera apparsa su Il Mattino. Un tifoso napoletano racconta un episodio spiacevole, che suo malgrado, l’ha visto protagonista all’Olimpico di Torino, in occasione di Juventus-Napoli. Un assaggio di quanto potrà accadere con l’introduzione della Tessera del Tifoso obbligatoria:
Buongiorno a chi mi leggerà. Sono un NAPOLETANO che vive in provincia di Torino da circa 10 anni e che da tifoso napoletano si reca allo stadio per vedere quando possibile la partita Juventus-Napoli.
Negli ultimi 10 anni ho assistito a circa 6 incontri(campionato di B e di A), in tutti i casi tornando a casa sconfitto tranne ieri 31.10.2009.
In tutte le occasioni precedenti rendevo merito ai vincitori e tornavo a casa con la mia sciarpa azzurra al collo visto dai tifosi juventini con aria di “tolleranza”. Ieri invece le cose erano diverse. Il Napoli vinceva in campo MERITATAMENTE ma evidentemente i tifosi juventini non sono abituati a perdere. Assistitendo alla partita in tribuna, già durante la partita venivo aggredito verbalmente dalle persone presenti in tribuna con frasi razziste; ormai a conoscenza dopo 10 anni del livello intellettivo dei piemontesi sorvolavo. Alla fine della partita però, sul varco dal settore W1 della tribuna, venivo aggredito da supporter juventini e solo la mia stazza fisica mi permetteva di divincolarmi rimettendoci solo la mia sciarpa AZZURRA.
La polizia interveniva solo tardivamente per permettere ai tifosi napoletani che aspettavano all’interno e che dopo il mio episodio si erano fermati di uscire. Tuttavia notavo l’ASSOLUTA ASSENZA di personale di sicurezza della società Juventus F.C. ( i cosiddetti steward) tanto ligi all’inizio della partita nel sequestrare gli accendini (i tifosi juventini fumano in tribuna irrispettosi dei vicini e dei divieti) ma che si erano completamente dissolti quando era necessario che svolgessero il loro compito di sorveglianza chiamando le forze dell’ordine che invece sono state richiamate dal sottoscritto. L’unica presenza “societaria” era un enorme “pupazzone” vestito da calciatore della Juventus con intorno ragazze immagine.
Mi chiedo: ma non era obbligatoria la presenza degli steward per garantire la sicurezza all’interno e sui varchi dello stadio per chiamare quando necessario le forze dell’ordine? Dove erano gli steward preposti al varco W1?
Infine un complimento vivissimo alla sportività della tifoseria juventina, che con cori razzisti ha accolto i tifosi napoletani e la squadra del Napoli per tutta la durata della partita, anche quando la loro squadra era in vantaggio. Se questa è l’Italia in cui ci avrebbero accolti, farò domanda di affiliazione alla Lega Araba invitando con me tutti i Napoletani.
Mi riservo nei prossimi giorni di valutare con i miei legali se l’assenza degli steward che ha reso possibile la mia aggressione può comportare una responsabilità della società Juventus F.C. ed una denuncia all’autorità giudiziaria.
Gaetano Senatore

Evitiamo di gridare allo scandalo per quanto accaduto, non giudichiamo l’episodio in quanto tale, nè le mancanze organizzative all’interno dell’Olimpico e tanto meno lo sfogo della vittima. Proponiamo un’analisi più onesta intellettualmente ed allo stesso tempo più dura e preoccupante.
Le scazzottate sugli spalti sono episodi che hanno caratterizzato le partite sin dagli albori del calcio. Perfino davanti alla tv, può succedere che amici di vecchia data possano mandarsi a quel paese per motivi di tifo calcistico…
Senza scomodare antropologi o sociologi, ci vuole poco a capire che in situazioni di esasperata contrapposizione tra due identità (in questo caso sportive-territoriali) lo scontro è possibile.  Come evitare la degenerazione violenta?

Neglia anni ’70 e ’80 gli scontri sugli spalti erano frequenti, il movimento ultras era in pieno fermento e la presenza di una tifoseria in trasferta era vista quasi come un atto di sfida dai supporters di casa. Poi ci fu un’invenzione geniale: il settore ospiti!
Tifoserie separate, minori occasioni di contrasti:  scontri ALL’INTERNO DEGLI STADI quasi definitivamente spariti.
Cosa succederà con l’introduzione della tessera del tifoso? Il timore è che in Italia si possa fare un passo indietro, in termini di sicurezza negli stadi, di almeno 30 anni!

Quanto successo al sig. Gaetano Senatore potrà succedere sistematicamente in tutti gli stadi d’Italia!

La stragrande maggioranza dei tifosi occasionali, quelli che come il sig.Gaetano vanno 1 o 2 volte all’anno a vedere la propria squadra in trasferta, difficilmente saranno in possesso della tessera che apre le porte dei settori ospiti. Saranno dunque COSTRETTI a mischiarsi ai tifosi di casa…Non solo, la tessera non potrà essere rilasciata ai tifosi sottoposti a daspo negli ultimi 5 anni: in pratica costoro non sono degni di comprare un tagliando per il settore ospiti ma potranno tranquillamente posizionarsi trai tifosi avversari!!!

Ah, finalmente! Ora sì che le famiglie potranno andare negli stadi! Pensate, potreste portare il vostro bambino e farlo sedere a fianco ad un ex diffidato della squadra avversaria!
In conclusione: con l’introduzione dei settori ospiti erano spariti gli scontri negli stadi, con l’organizzazione di massa delle trasferte erano diminuiti quelli fuori. Ora, destrutturando il tifo organizzato e mandando i tifosi in trasferta  con auto o mezzi pubblici il risultato si è ottenuta una maggiore ingestibilità dell’ordine pubblico sulle strade e fuori dagli impianti sportivi; con l’introduzione della tessera del tifoso riusciranno a riportare la violenza anche sugli spalti.

31 ottobre 2009

Comunicato Direttivo Corallini

COMUNICATO “CORALLINI 99”

Il Direttivo “Corallini 99” comunica che, diserterà le prossime partite casalinghe a partire da oggi in segno di protesta contro dirigenza, squadra e chi ci ha portato nel baratro, dati gli ultimi risultati negativi in una categoria che già di per se ci sta stretta.
Continueremo a seguire la Turris 1944 solo in trasferta fino a data da destinarsi.

Torre del Greco 31-10-2009 Direttivo Corallini 99

28 ottobre 2009

Ultras “dimentica” la firma, condannato un anno

Fonte: "ilsecoloxix.ilsole24ore.com"

È costato davvero caro, il lancio di un fumogeno in campo a un tifoso dello Spezia. Una volta accendere torce e fumogeni in curva era consuetudine e folclore. Oggi è reato gravissimo. Quasi equiparato a una rapina. Senza considerare le pene accessorie. Ne sa qualcosa E. M., meglio conosciuto come don M., per il suo travestimento da prete che sino a qualche tempo fa esibiva al Picco mentre “benediva” il campo di gioco.

M. sta vivendo una vera e propria odissea giudiziaria. Nel marzo scorso venne condannato a un anno e mezzo per il lancio del fumogeno. Episodio che avvenne durante la partita Spezia-Pro Settimo Eureka dell’anno scorso e ripreso dalle telecamere interne dello stadio.

Il comportamento fece scattare automaticamente il provvedimento di diffida e quindi il divieto ad assistere a manifestazioni sportive. Non solo. Ogni volta che gioca lo Spezia don M. deve ripiegare l’abito talare e presentarsi in questura.

Nella partita infrasettimanale Albese-Spezia del gennaio scorso M. probabilmente si dimenticò di presentarsi davanti al poliziotto di servizio un’ora prima della partita come previsto dall’ordinanza. Ma lo fece regolarmente nel corso della ripresa. Per quella dimenticanza M. venne denunciato all’autorità giudiziaria. Un reato considerato grave dopo l’approvazione della legge Maroni, che ha voluto imprimere un giro di vite contro la violenza negli stadi. Così ieri M. è comparso davanti al giudice Mario De Bellis per rispondere delle accuse.

Il pubblico ministero Alessandro Casseri ha compreso la particolare situazione e ha chiesto il minimo della pena prevista dalla legge. Ma per questo tipo di reato la legge prevede comunque una condanna davvero pesante. Così il giudice, pur accogliendo la richiesta dell’accusa, ha inflitto all’imputato un anno di reclusione e diecimila euro di multa. Che aggiunti alla condanna precedente fanno due anni e mezzo di carcere. Tutto per un fumogeno lanciato sull’erba del Picco durante una partita di quinta serie...

Scontri a Verona, assolti gli otto ultrà

IL MATTINO

Assolti per non aver commesso il fatto. Questa la sentenza del giudice per l'udienza preliminare del tribunale di Verona che ha deciso per l'assoluzione completa degli otto ultras della Cavese, arrestati e poi rimessi in libertà per gli scontri scoppiati nel febbraio del 2008 prima della gara giocata al Bentegodi tra Verona e Cavese. Ieri mattina a Verona si è concluso così il rito abbreviato condizionato all'acquisizione di prove (ovvero sentenza emessa sulla sola visione degli atti che porta ad un sconto di un terzo della pena per gli imputati) che vedeva alla sbarra, con l'accusa di resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale. Andrea Alfieri 22 anni, Errico Coppola 20 anni, Antonio Ferrara 27 anni, Giovanni Ragosta 28 anni, Angelo Salsano 33 anni, Umberto Sorrentino 30 anni, Claudio Vernacchio 22 anni e Luigi Vitale 36 anni. Il gup (giudice per l'udienza preliminare) ha accolto le richieste dei difensori (l'avvocato cavese Mario Secondino, i legali Adami e Tremolini rispettivamente del foro di Udine e Verona) decidendo per l'assoluzione e rigettando la formulazione della pena avanzata nella precedente udienza dal pm che aveva chiesto dieci mesi di reclusione. Ieri in aula, come stabilito dall'ordinanza del giudice emessa a conclusione della precedente udienza, è stato visionato un dvd depositato dagli avvocati difensori per provare le presunte lesioni subite dai giovani ultras, malmenati con manganelli dagli agenti impiegati per il servizio d'ordine. E non solo. I difensori hanno anche presentato come prove i biglietti nominativi ed i tabulati telefonici che dimostrano come alcuni dei ragazzi erano al telefono al momento degli scontri. Al termine della seduta il giudice ha emesso la sentenza: assoluzione per non aver commesso il fatto. «Siamo molto soddisfatti di questa decisione del giudice», ha commentato l'avvocato Mario Secondino. Fino dalle prime ore dopo gli arresti il legale cavese aveva ribadito che, a differenza di come riportato, nessuno degli otto arrestati era privo di carta d'identità o di regolare biglietto per il settore ospiti. «Grazie alle immagini registrate dai tifosi presenti quel giorno a Verona - precisa l'avvocato Secondino - ai biglietti di ingresso allo stadio che sono stati prodotti, alla perizia del nostro consulente che ha dimostrato come i filmati delle forze dell'ordine di Verona fossero non sequenziali ed ai tabulati telefonici dei cellulari dei nostri clienti che abbiamo fatto acquisire, siamo riusciti a dimostrare l'assoluta estraneità ai fatti degli imputati. In ogni caso la sentenza di Verona dimostra l'assurdità della normativa che ha introdotto la carta del tifoso: infatti, in base all'articolo 9 della legge 41/07, i miei assistiti, tutti colpiti da diffida, non avrebbero potuto ottenere la stessa e, pertanto, sarebbe stato loro impedito l'accesso agli stadi per fatti che, evidenzio, non hanno commesso. In ogni caso rimane l'enorme ingiustizia che hanno subito questi tifosi in quanto tutti hanno, senza motivo, scontato una diffida di un anno dagli stadi che si è aggiunta all'arresto di 2 giorni. Ora non ci fermeremo il prossimo obiettivo sarà quello di chiedere un risarcimento danni per l'arresto e la diffida ingiustamente applicate».

24 ottobre 2009

Comunicato Ufficiale - Cruels 1988 - Avellino

CRUELS: 21 ANNI A DIFESA DEI COLORI BIANCOVERDI. OGGI FINISCE UN’ERA
Avellino, 21 ottobre 2009 – Finisce la storia dell’U.S. Avellino, durata 97 anni, e un altro gruppo storico del tifo Irpino, i CRUELS,si scioglie. Di conseguenza, non verrà più esposto lo striscione, e qualsiasi altro simbolo relativo al gruppo. I CRUELS nati nel 1988 grazie alla passione di amici e tifosi dell’ U.S. AVELLINO 1912 che avevano come unico amore la maglia bianco-verde.

“Sono trascorsi 21 anni dalla nostra fondazione. Per qualcuno sono stati anni lunghi, per altri brevi; noi diciamo soltanto che sono stati intensi e pieni di indelebili emozioni: gioie e dolori condivise con chi ama il Lupo e la città di Avellino. Con la scomparsa della squadra storica della città di Avellino riteniamo giusto concludere le nostre attività in curva e il nostro percorso, intrapreso 21 anni fa e consolidato con l’attiva partecipazione avuta nel movimento nazionale Ultras. Le nostre 6 lettere non hanno motivo di esistere: il nostro più grande amore, l’Unione Sportiva Avellino 1912, è scomparso.

Che ne sarà delle domeniche passate su quei gradoni della Curva Sud a cantare e a tifare per il nostro Avellino, che ne sarà delle giornate passate ad organizzare trasferte e coreografie, che ne sarà dell’odore della vernice degli striscioni, che ne sarà di quelle domeniche “bestiali” passate allo stadio con gli amici di sempre, che ne sarà di quella bandiera verde chiaro e verde scuro sempre pronta a sventolare…

Ci sembra doveroso ringraziare chi ha fatto parte del gruppo in questi 21 anni di storia contribuendo a far conoscere i CRUELS 1988 in tutti gli stadi d’Italia dove il LUPO ha giocato. Siamo convinti che chi è stato CRUELS, anche per un solo giorno, e ha condiviso progetti, valori e ideali: “ESSERE NON APPARIRE”, lo resterà per tutta la vita. E’ stata un’esperienza bellissima, indimenticabile, tutti indistintamente hanno contribuito a rendere i CRUELS un gruppo apprezzato e rispettato in tutta Italia. Un ringraziamento particolare va ai gruppi ultras della Curva Sud Avellino con cui abbiamo condiviso, progetti, trasferte, amori e dolori.

Un saluto speciale alle Crudeli, le donne del nostro gruppo, che ci hanno accompagnato e supportato in questo lungo “viaggio”…Mancherà a tutti quel tocco di rosa nella Curva Sud.

…21 anni vissuti A TESTA ALTA, 21 ANNI A DIFESA DEI NOSTRI COLORI, DELLA NOSTRA CITTA' E DELLE NOSTRE AMATE SEI LETTERE, 21 ANNI DI AMORE, UN AMORE PAGATO A CARO PREZZO...

DESTINO CRUDELE!!!

Buone notizie per i tifosi di tutta Italia!

di  D.Galli su IL ROMANISTA -del 24/10/2009

Tessera del tifoso, sì ai daspati. E nelle curve riecco i tamburi Non esistono ancora atti ufficiali, ma il Viminale avrebbe pronunciato nei giorni scorsi un sì storico. Quello alle coreografie. Nei nostri stadi torneranno bandieroni, tamburi e ci saranno meno vincoli per gli striscioni. Solo i fumogeni resteranno al bando. È una controrivoluzione culturale per il Ministero dell’Interno e un passo avanti sulla strada del dialogo tra Stato e ultras, che – udite, udite – è già iniziato. Anche se in sordina. A fari spenti. Il primo frutto sarà la modifica, con un disegno di legge, della legge Amato: chi ha scontato un Daspo o una condanna per reati connessi a manifestazioni sportive potrà acquistare biglietti e tessera del tifoso. Come giustamente ricordava ieri il senatore del Pdl Andrea Augello, cofirmatario del ddl, «questa è l’unica legge italiana che mantiene il principio della damnatio memoriae ». Dannazione della memoria. Un indelebile marchio di colpevolezza per chi in passato abbia commesso un errore. Spieghiamo. IL MEDIATORE A ravvisare l’incostituzionalità della legge è stata un’associazione di consumatori sportivi, la Adcs. Nata a luglio di un anno fa, e per questo forse sconosciuta ai più, in questi mesi si è data parecchio da fare. Il primo passo è stato quello di concentrare l’attenzione del Senato sull’articolo 9 della legge 41/2007. Vi dice niente? È la legge Amato, che spesso è accompagnata dalla sottolineatura “legge anti-violenza”. Come se le altre fossero a favore. Porta la firma dell’allora Ministro degli Interni, che dopo l’omicidio a Palermo dell’ispettore Raciti varò un autentico giro di vite, culminato in un decreto poi convertito nella legge 41. L’articolo 9 prevede che chi è stato punito con un Daspo (il provvedimento del Questore che vieta l’accesso agli stadi) o è stato condannato «anche con sentenza non definitiva» per un reato commesso durante una manifestazioni sportiva non possa acquistare o ricevere «titoli di accesso». Biglietti o tessere del tifoso, è la stessa cosa. La legge non specifica nemmeno il limite temporale del Daspo. Con le regole attuali, un daspato sarebbe privato a vita della tessera del tifoso. È il motivo numero uno dell’antipatia delle nostre curve verso la carta. LA RIFORMA L’Adcs ha ottenuto che il senatore (e giurista) del Pdl, Domenico Benedetti Valentini, si facesse firmatario di un disegno di legge, che è già stato presentato alla Commissione Affari Costituzionali del Senato e che è stato illustrato ieri alla stampa. Nel nuovo articolo 9 si specifica che il Daspo deve essere «in atto». Solo in quel caso non si possono acquistare biglietti o ricevere la tessera del tifoso. Nel caso delle condanne, i tagliandi si possono invece comprare se il soggetto condannato negli ultimi cinque anni per reati da stadio ha già scontato un Daspo per lo stesso episodio. Complicato? Il principio è: se ho pagato per la mia colpa (con il Daspo), perché devo pagare un’altra volta? LE COREOGRAFIE L’Adcs è andata oltre. In un incontro avuto sette giorni fa con Ieva e Massucci, rispettivamente numero uno e due dell’Osservatorio, ha chiesto il ritorno delle coreografie negli stadi. La risposta è stata: «Sì a tamburi e striscioni, no ai fumogeni ». Ieva si è fatto vivo due giorni dopo con l’associazione. Garantendo che le promesse saranno mantenute.

15 ottobre 2009

Volantinaggio dei Boys contro la Tessera del tifoso

Volantino distribuito dai Boys Parma, in occasione di Italia-Cipro allo stadio Tardini, per protestare contro la tessera del tifoso e altri provvedimenti riguardanti il mondo ultras.

"Ciao, siamo i Boys Parma 1977,
oggi il Tardini si riempirà di tante persone, che magari non vengono abitualmente al stadio.
Cogliamo questa occasione per dirti alcune cose.

La trafila per i biglietti nominali scoraggia la partecipazione provocando lunghe code. E’ una schedatura preventiva che non ha eguali nel mondo. Anche l’Uefa l’ha criticata.

Vogliono imporre la carta di credito “Tessera del Tifoso” a chi desidera entrare allo stadio. E’ uno strumento che impone una spesa e che permette di selezionare le persone in modo arbitrario.

In Parlamento sta avanzando una proposta di legge (n. 1881) per privatizzare gli stadi italiani, per modificare le attuali destinazioni d’uso delle aree che li contengono (affinché vi si possa costruire qualsiasi cosa, anche condomini), per ergere nuovi impianti con negozi e centri commerciali, e per ottenere finanziamenti pubblici (per il cemento) con la scusa dello “sport”. Noi crediamo si debba salvaguardare la natura comunitaria e sportiva degli stadi nazionali, senza sperperare il denaro di tutti.

Divieti di trasferta e divieti per i non residenti. Rappresaglie, leggi speciali e colpi di burocrazia, inventando reati e nuove proibizioni. Colpire tutti… quando invece basterebbe punire chi sbaglia veramente (sempre, e non solo allo stadio), con senso di giustizia.

Negli stadi italiani non si possono più introdurre liberamente: striscioni, megafoni, tamburi, bandieroni, coreografie, torce e fumogeni. Hanno vietato il tifo e anche la libertà d’espressione.

Forse non sei un frequentatore abituale degli stadi, ma gli argomenti che ti abbiamo elencato vanno ben al di là degli impianti sportivi. Parlano di diritti, di garanzie costituzionali, di aree pubbliche, di soldi dello Stato e di speculazioni private. Cose che riguardano tutti, tifosi e non.
Questo volantino l’hanno scritto degli ultras. Ragazzi e ragazze che il sistema calcio italiano sta cercando di espellere dagli stadi. La scusa è la “sicurezza”, ma noi crediamo sia per le battaglie scomode che continuiamo a sostenere.

Queste battaglie,
che tu sia tifoso oppure no,
speriamo diventeranno anche le tue"
BOYS PARMA

13 ottobre 2009

Alessandria: Comunicato Stampa Gradinata Nord

Il direttivo della Gradinata Nord intende prendere posizione riguardo ai recenti episodi inerenti la vendita dei tagliandi per le partite casalinghe e le conseguenti difficoltà di acquisto degli stessi da parte dei tifosi. Simili difficoltà ora si presentano anche nelle trasferte, rendendo veramente la vita difficile a tutti i veri sostenitori della squadra. È ormai chiaro l’intento di allontanare dagli stadi la componente fondamentale di ogni spettacolo: il pubblico.
Le lungaggini dovute all’emissione dei biglietti nominativi, prima della tanto sospirata partita casalinga col Figline, che vedeva il ritorno al Moccagatta dei grigi per l’ultima volta della vecchia gradinata nord, hanno inevitabilmente esasperato gli animi di tutti coloro i quali vedevano affievolirsi le speranze di entrare in possesso di un tagliando, spingendo tanti ad abbandonare lo stadio, altri a sfondare un cancello con le conseguenze negative che tutto ciò avrebbe potuto comportare. Almeno 500 sostenitori hanno rinunciato loro malgrado alla partita, con grave danno sia per la società che per la squadra, e la stessa cosa si è ripetuta in maniera addirittura peggiore in occasione dell’incontro col Como. Qui si è sfiorato il ridicolo, destinando ai tifosi ospiti ( un’armata composta da una coppia di signori di mezza età) l’intera gradinata sud, costringendo il pubblico della nord ( che ricordiamolo, gremita, poteva ospitare 2000 persone) in una porzione dei distinti con una capienza inferiore alle 700 persone. Arrivati allo stadio, come se non bastasse, i tifosi hanno appreso che le biglietterie sarebbero state chiuse, su provvedimento della questura, alle ore 13. Se qualcuno avesse deciso di recarsi allo stadio della propria città dopo tale orario, come per altro sempre accaduto, avrebbe dovuto fare ritorno a casa.
Anche e soprattutto per questo motivo, in una C1 attesa da dieci anni, la media spettatori delle partite casalinghe, Ivrea compresa, è di molto inferiore ai nostri standard abituali.
Dividendo un settore in 2 parti uguali, ma con prezzo dimezzato da una parte rispetto all’altra, è ovvio che tanti abituali frequentatori dei distinti abbiano preferito acquistare il biglietto a 10 euro piuttosto che a 20, esaurendo in prevendita i biglietti e togliendo di fatto a tanti ragazzi della curva la possibilità di entrare a quel prezzo.
Al tempo stesso coloro i quali hanno acquistato un abbonamento dei distinti a 200 euro si trovano a distanza di pochi metri da persone che hanno pagato poco più della metà.
Inutile dire che siamo molto delusi dalle lungaggini burocratiche che hanno fatto slittare a fine settembre l’abbattimento della gradinata e al tempo stesso molto preoccupati per il futuro, in quanto, ad oggi, non risulta che sia stato approvato alcun progetto per la costruzione di quella nuova, che, stando alle promesse, sarà pronta per la partita di ritorno col Perugia, il 24 gennaio 2010. Anche in trasferta va sempre peggio: a Novara il biglietto nominativo non poteva essere acquistato per più di una persona, con una prevendita terminata di fatto al sabato, a Monza addirittura nessun punto vendita in città (Spinetta m.go, Strevi, Casale, Ovada, Tortona, San Salvatore, Isola S. Antonio) e nessun punto vendita fuori dalla provincia di Alessandria costringendo chi risiede fuori dalla provincia o chi lavora fuori a delegare ove possibile l’acquisto ad amici e parenti. Ancora più grave il fatto di indicare sul sito la vendita dei tagliandi fino alle ore 19 di Sabato ma in realtà terminarla di fatto nella mattinata in quanto la maggior parte dei punti dei vendita erano chiusi il pomeriggio lasciando così molte persone senza il tagliando.
Le responsabilità di tutti questi ed altri problemi riscontrati in questo inizio di stagione crediamo siano da ripartire tra vari soggetti: Ministro, Prefettura, Questura, Comune di Alessandria e US Alessandria Calcio. Questo non vuol dire che non meritiamo attenzione e non esigiamo delle risposte esaurienti e celeri oltre che dei correttivi ad una situazione ormai insostenibile.


GRADINATA NORD ALESSANDRIA - 13/10/2009

comunicato Curva Nord Sassari

Una cosa ci è rimasta: la dignità. E la nostra dignità ci impedisce di entrare allo stadio oggi e, forse, anche in futuro.
Non è il caso di scendere nei dettagli di cosa è successo domenica ad Alghero. Basti questa brevissima sintesi: è successo esattamente il contrario di quello che è stato scritto da qualche imbecille sui giornali. E siccome a noi i giri di parole non piacciono, diciamo pure che l’imbecille a cui ci riferiamo si chiama Mario Carta. Costui, “giornalista” che alla Torres non ha mai messo piede, si occupa solitamente di basket e martedì ha visto bene di scrivere un pezzo sul dopopartita col Fertilia, nonostante egli non fosse presente. Attacchi pesanti verso di noi, falsità enormi. Cose alle quali siamo abituati, anche se stavolta ci sono andati davvero pesanti.
Ciò che più ci ha irritato non sono però i soliti luoghi comuni contro gli ultras, ma le parole spese per offendere noi, definendoci come il vero male di questo sodalizio, la causa principale del suo tracollo nei dilettanti, il motivo per cui pubblico ed imprenditori si sono allontanati. A guarnire questo articolo di merda è stata poi la conclusione dove si puntava il dito contro la società, rea di dare troppo peso ai tifosi poiché ne ha legittimato l’ingresso negli spogliatoi.
Una marea di stronzate che hanno descritto noi, gli unici a continuare a seguire la Torres SEMPRE, come i responsabili di tutti i mali. Il silenzio della società a riguardo è sconcertante. Sono stati accusati anche loro e non hanno avuto le palle per replicare ma, soprattutto, sono stati accusati quei tifosi che non l’hanno mai abbandonata, che la finanziano pagando ogni domenica, che si sbattono per tenerla in vita nei momenti più critici.
Una dirigenza totalmente assente, che in questi giorni ha aperto bocca solo per annunciare la riapertura della campagna abbonamenti: che pena!
Il loro silenzio-assenso a ciò che è stato scritto nel giornale locale, ci fa capire quanto per loro siamo importanti, per cui ora vadano avanti da soli, dando retta al sig. Mario Carta che, adesso che non ci saremo più, avrà modo di vedere lo stadio riempirsi e dovrà placare la ressa di imprenditori che finalmente potranno avvicinarsi alla Torres, dato che il vero cancro è stato debellato.
Saranno tutti contenti ora, anche quei solerti “uomini” che, per l’ennesima volta, hanno estratto dal cilindro 9 nomi da sacrificare per mostrare all’opinione pubblica (ed al loro ministro) che sono bravi a fare numeri. Poi se non è successo nulla, se chi è stato coinvolto è estraneo ai fatti, se queste persone dovranno pagarsi avvocati e passare comunque anni a firmare ogni domenica….e se fra 5/6 anni il giudice decreterà che sono innocenti….beh, a loro poco importa, tanto nessuno gli potrà dire niente, hanno giocato con la vita di 9 persone e se hanno sbagliato pazienza, l’importante è stato fare notizia. Intendiamoci: se viene contestata la violenza è un conto, e in uno slancio di onestà intellettuale diciamo pure che non ci consideriamo farina per fare ostia. Ma qui si parla di altro.
La Torres siamo noi. Noi rivendichiamo il dovere (non il diritto… il DO-VE-RE!) di contestare. E il modo di contestare è quello che è stato mostrato ad Alghero: l’accesso all’area dello stadio è stata opera di tutti (oltre un centinaio di persone), ultras e semplici tifosi. E non si può certo parlare di aggressione alle forze dell’ordine visto che tra carabinieri e polizia c’erano si e no 10 agenti. Data la disparità di forze in campo un’aggressione avrebbe davvero fatto finire qualcuno all’ospedale. C’erano donne con bambini al seguito e nella delegazione che è entrata negli spogliatoi c’erano ultras e attempatissimi tifosi. La terna arbitrale è passata in mezzo ai contestatori senza che venisse proferita una parola di dissenso e della contestazione non c’è traccia nel referto arbitrale (a proposito, a Villasimius hanno squalificato il campo per intemperanze nei confronti della terna arbitrale, ma questo forse fa meno notizia), i tifosi hanno condiviso lo spazio antistante gli spogliatoi con giocatori e dirigenti del Fertilia, il bancone del rinfresco dopopartita (che qualsiasi scolaresca in gita avrebbe preso d’assedio in quella circostanza) è rimasto imbandito e ordinato come se intorno non fosse presente nessuno. Si sta spacciando un parapiglia qualsiasi come la sorella minore (ma non troppo) della tragedia dell’Heysel. E le cose non stanno per niente così!
In tutto ciò, come detto prima, il silenzio della società è vergognoso perché è avvilente vedere che, dal punto di vista etico, l’istituzione Torres non tutela la propria figura e quella dei suoi tifosi; cosa ancora più grave poi, che dal punto di vista pratico non sia stata presa posizione, rendendosi complice del sistema disinformativo che ha creato i presupposti mediatici all’azione della repressione a casaccio.
Noi, con sacrificio, disertiamo.

Curva Nord Sassari

Scontri del derby di Coppa Italia Spezia-Carrarese

Quattro tifosi della Carrarese sono stati denunciati a seguito degli scontri dello scorso 26 agosto in occasione del derby di Coppa Italia Spezia-Carrarese, vinto per 3-0 dalla squadra di mister Mango. Prima dell'inizio, i tifosi ospiti, arrivati da Carrara via treno e condotti allo stadio con pullman dell'Atc, avevano sfondato il cancello del parcheggio di via Pioppi, trovandosi di fronte gli agenti. Da qui una carica immediata con almeno cinquanta persone coinvolte: calci, pugni, sassi e anche alcuni fumogeni scagliati contro il personale di servizio al quali sono aggiunti alcuni stewart che hanno comunque portato fino in fondo il loro lavoro prima di farsi medicare.
Oggi, grazie al lavoro investigativo della Digos spezzina coordinata dal vice-questore aggiunto e dirigente capo Michele Lupi di concerto con la Digos di Massa-Carrara e il Commissariato di Carrara, sono arrivate le prime disposizioni. Quattro tifosi marmiferi, tutti nati e residenti a Carrara (di 21, 43, 20 e 33 anni), sono stati denunciati con diversi capi di imputazione: sono state le telecamere poste nell'area di parcheggio ospite a dare modo agli agenti di ricostruire quanto avvenuto nei minimi dettagli. Per i primi due tifosi si va da resistenza a pubblico ufficiale a lesioni aggravate, da travisamento al lancio di materiale pericoloso, reato quest'ultimo per il quale, in flagranza di reato, ci sarebbero stati i termini per l'arresto. Per il 20enne solo resistenza, lesioni e lancio materiale pericoloso ma senza travisamento mentre per il 33enne solo lancio di materiale pericoloso, presumibilmente fumogeni.
Altre indagini sono in corso per individuare gli altri responsabili dell'accaduto oltre ai provvedimenti Dasp in corso d'opera: i quattro di cui sopra, rischiano una lontananza dagli stadi piuttosto lunga, a partire da tre anni.


ultrasblog.biz

7 ottobre 2009

Comunicato Curva Nord Taranto

La Curva Nord in occasione della prossima partita casalinga contro il Giulianova precisa che in riferimento al comunicato precedente in cui dichiarava di essere disposta a raccogliere gli abbonamenti e restituirli per protestare contro l’assurda repressione sistematicamente presentatasi nelle nostre gare casalinghe, grazie ai vari attestati di stima ricevuti dai tarantini e da svariate tifoserie italiane per ora si asterrà da questa drastica decisione, consapevoli quindi di non essere soli in questa difficile lotta, nonostante le varie istituzioni tarantine non hanno speso una sola parola a difesa dei principi di libertà, che una volta entrati nel nostro stadio vengono volontariamente dimenticati. I gruppi della Nord pur astenendosi da qualsiasi forma di tifo organizzato domenicalmente andranno avanti con iniziative di ogni genere al fine di fare emergere questa assurda realtà effettuata volontariamente solo da parte della questura di Taranto unica in Italia in questo tipo di repressione. Ci auguriamo ben presto di ritornare a sostenere i nostri amati colori secondo la nostra mentalità cosi come abbiamo fatto in questo inizio di stagione e nei vari stadi d’Italia, dove tra l’altro ci è permesso di ricordare, senza assurde sanzioni la memoria di nostri cari fratelli che oggi purtroppo non ci sono più e che amavano il Taranto proprio come lo amiamo tutti noi. Se tali iniziative resteranno vane ribadiamo la nostra volontà di prendere tali decisioni, solo e soltanto per salvaguardare i nostri diritti prima di cittadini e poi di ultras.

TIFARE TARANTO NON E’ REATO

30 settembre 2009

Comunicato Curva Nord Taranto

Curva Nord Taranto

Con un comunicato in diretta tv la Curva Nord conferma quella che era una nostra anticipazione: non essendoci le condizioni minime per fare tifo perché vessati da multe e diffide (una pioggia quelle in arrivo e non ancora notificate) si prenda atto della realtà mortificante in cui, a Taranto, vengono meno le condizioni minime per fare tifo.

La Nord abdica e consegna gli abbonamenti sottoscritti al presidente D’Addario.

Una decisione dolorosa che rispettiamo. Una scelta difficile ma coraggiosa, condivisa e maturata in piena consapevolezza, coerenza e onore.

Adesso tocca alla città fare la sua parte: smuovere le coscienze intorpidite dalla tv, rendere manifesto un disagio avvertito anche dai tifosi cosiddetti “normali” nei confronti dell’applicazione “sudamericana” delle locali forze dell’ordine, tempestare di e mail e fax di solidarietà alla curva le redazioni dei giornali affinché il dibattito in corso sui siti ematici dei tifosi siano pubblici e sempre più condivisi.

La Nord ha dato tanto in passato alla città di Taranto: adesso è la città che deve darsi una mossa solidarizzando fattivamente con quei ragazzi che con abnegazione e sacrificio sostengono il nome della nostra città ovunque. E non fermarsi.

Non bastano, infatti, le blande dichiarazioni di Sindaco e Presidente della Provincia. Non bastano due righe su un giornale o un approfondimento televisivo. Si può e si deve pretendere di più, coinvolgendo ed ampliando il dibattito anche e soprattutto con chi il confronto lo rifugge perché non risponde a nessuno delle proprie azioni vessatorie di stampo sudamericano.

Parliamo di questo “caso Taranto”, unico in tutto il panorama sportivo italiano.

In questo momento avvertiamo – fortissimo – il disagio e lo scoramento dei ragazzi dei gruppi. Mai come adesso è importante far sentire loro la vicinanza della città; così come sono stati stigmatizzati gli errori del passato, con maggiore foga e irruenza dobbiamo far sentire loro quanto è vitale il loro supporto per le fortune del nostro Taranto.

Nella passata stagione raccogliemmo dei fondi per coprire parzialmente quelle vergognose e “scientifiche” multe. Perché a pagare – guarda un ò – sono sempre gli stessi. In questa stagione bisseremo l’iniziativa con un’iniziativa simpatica che renderemo pubblica a breve. Ma la nostra non può essere un’iniziativa isolata. Deve ampliarsi e per far ciò è necessario il contributo fattivo di tutti. Con ogni strumento necessario, in base alle proprie possibilità.

Una volta accertata la solidarietà e la vicinanza della città sarà necessario un confronto franco su tutti i fronti con gli ultras che devono necessariamente aprirsi maggiormente dalle loro legittime posizioni intransigenti. Ma questo è uno step successivo: questi ragazzi avvertono il peso della solitudine. Tocca alla tifoseria, questa volta, incitare la Nord a far tornare il ruggito che tutt’Italia ci invidia. Alla faccia di chi cerca subdolamente di affossare una delle tifoserie più passionali d’Italia.

AVANTI CURVA NORD

29 settembre 2009

Taranto, clima di terrore allo stadio!

di Antonello Napolitano – 28/09/2009 su Febbre a 90


C’era lo sciopero del tifo ieri allo Iacovone. L’intento era di protestare contro le nuove multe elevate nei confronti di alcuni ragazzi della curva nord. La loro colpa: aver esposto uno striscione con la scritta “Antonello vive”. Per chi non lo sapesse, Antonello era uno dei trascinatori della curva scomparso qualche anno fa. La legge è legge, e nessuno può obiettare che quei ragazzi l’abbiano violata. Tuttavia esiste il buon senso. Esiste anche una gamma di violazioni minori, che le autorità di polizia spesso tollerano: dai parcheggiatori abusivi alla guida senza casco o cintura. E’ evidente come il mancato rispetto di talune regole possa comportare un costo sociale ben più alto. Per quanto ci si possa sforzare, non riusciamo a capire quali conseguenze quello striscione avrebbe potuto causare alla collettività. Lo comprenderemmo se lo stesso avesse inneggiato alla violenza, al razzismo o all’intolleranza. Ma “Antonello vive” è solo un modo per ricordare una persona che non c’è più. Eppure a qualche ragazzo, l’aver voluto perseverare quel ricordo è costato 166,00 euro. Ieri è toccato ai pacifici ultras della Reggiana incappare nei rigori della legge. Improvvisamente, un fitto plotone di agenti del reparto mobile con in testa i caschi blù, ha fatto la sua apparizione nel settore ospiti per far rimuovere dei piccoli striscioni. Nessuno di questi recava frasi offensive o che inneggiassero all’odio. Per quasi tutta la gara è stato un continuo confronto tra le parti. Solerti funzionari hanno tallonato tutti coloro che reggessero una pezza per farli desistere dall’illegalità.

Immaginiamo che molti di loro saranno in seguito mutati o diffidati. Venti minuti dopo l’inizio della ripresa, i tifosi reggiani hanno abbandonato il settore loro riservato. Il gesto è stato dapprima salutato, con applausi e slogan, e poi imitato anche dagli ultras del Taranto.


Ma non è tutto.
In tribuna, altri agenti si sono preoccupati di far spostare da un gradone un disabile su sedia a rotella.

Meno male che più tardi il sindaco Stefano si è adoperato affinché tutti i disabili entrassero sul terreno di gioco. Ci sfugge la logica di tutto ciò. Perché non tollerare gli striscioni, visto che non recavano frasi offensive e non c’era stata nessuna manifestazione di violenza? Persino il presidente D’Addario ha affermato di essere stanco di taluni divieti e di questa “guerra” che contrappone gli ultras alla polizia. Non è stato rischioso far entrare un plotone di celerini in tenuta antisommossa? Non si era detto che la stessa presenza della polizia in qualche modo, per i più esagitati, potrebbe rappresentare un incitamento alla violenza? Ma il problema non è la polizia, che spesso non ha nemmeno i fondi per alimentare gli automezzi, ed il cui compito in fin dei conti è far rispettare la legge. Se poi all’interno, c’è qualcuno che ha deciso di dare sfogo al suo zelo, multando e diffidando chi issa innocui striscioni, per questi non possiamo che provare un sentimento di tristezza. Anche perché i reati gravi non sembrano diminuire. E se i furti e le rapine, secondo quanto rende noto il Viminale, calano è forse solo perché la gente è stanca di sporgere denunce che non avranno seguito. Ma non è contro la polizia, tra le cui fila c’è tanta gente seria e preparata, che vogliamo infierire. Il problema vero è la politica, di destra e di sinistra, che si ritrova unita nel promuovere una repressione a tutto campo il cui obiettivo sembra essere ben oltre la semplice eliminazione dei teppisti. Combattere la violenza negli stadi è, infatti, cosa ben diversa dal voler eliminare ogni forma di colore ed allegria al loro interno. Il sospetto è che si voglia allontanare sempre più la gente dagli stadi per favorire la diffusione delle pay-tv. Non permettere l’esposizione di striscioni di qualsiasi natura comincia a diventare un problema serio di democrazia. Lo striscione è uno strumento di libera espressione e, se non contiene incitamenti all’odio, la sua esposizione non deve essere vietata o soggetta ad alcuna autorizzazione. Questa legge va cambiata e subito. Non è un problema degli ultras, ma di tutti i cittadini che ancora hanno a cuore la libertà di pensiero. La maggior parte dei quali non si accompagna ad “escort” o tira coca.

E’ AUTUNNO, FUORI I MARONI!!!

Fonte: Ultras Bologna

La repressione avanza, colpisce indistintamente e in nome della sicurezza cerca di spazzare via ogni forma di dissenso, ogni voce fuori dal coro, chi non si allinea ad un sistema dove tutto è business.
Denaro e potere stanno cercando di ridefinire e riscrivere il nostro patrimonio culturale.

Lo sport è di tutti e per tutti, ma i nostri governanti, di entrambi gli schieramenti, lo stanno trasformando in una élite, selezionata, silenziosa e innocua, per chi ha interesse solo a creare profitto attraverso i sentimenti altrui. Ci stanno provando ancora, dopo i casi Moggi e Calciopoli, dopo l’omicidio Sandri, a cancellare la parte sana e critica del mondo delle curve, quella che dice la verità, quella che denuncia gli intrallazzi tra sport, politica e finanza.
Sotto la copertura del bisogno indotto di legalità emanano norme, direttive e provvedimenti, costituiscono comitati, osservatori, organi di polizia che si sono impadroniti di un potere che non deve essere loro riconosciuto; attraverso la “Tessera del Tifoso” ogni questura avrà la possibilità di decidere chi può assistere o meno ad una manifestazione sportiva e potrà così lasciare fuori dagli impianti stessi ogni forma di contestazione, per sempre! Tutto questo senza alcun fondamento giuridico. È rilasciata dalla Società sportiva previo nulla osta della Questura competente che comunica l’eventuale presenza di motivi ostativi (Daspo in corso e condanne per reati da stadio negli ultimi 5 anni). Purtroppo sta accadendo che anche alle persone che hanno scontato una diffida in passato è stata negata, questo vale addirittura per coloro che, scontata la diffida, siano stati assolti nel procedimento penale che ha dato origine alla diffida stessa. In altre parole, chi è stato diffidato ANCHE SE INGIUSTAMENTE perché poi è stato assolto, non potrà MAI PIU' ANDARE ALLO STADIO!

Cercano di dividerci, parlano di tifosi “ufficiali”, proprio quando le nostre lotte iniziavano ad essere capite e condivise dal pubblico e dai frequentatori degli stadi e dei palazzetti.
Vogliono dividerci tra tifosi buoni e cattivi, per trasformarci in clienti, perchè la “Tessera del Tifoso” è prima di tutto una carta di credito, a pagamento, con la quale le banche cercheranno ulteriormente di entrare nella nostra vita per indicarci cosa e quando consumare.

E’ un’ulteriore schedatura, dopo telecamere e biglietto nominale, effettuata da uno Stato che si preoccupa solo ed esclusivamente di tutelare la privacy di potenti e politicanti, i primi che dovrebbero invece rispondere pubblicamente, davanti alla cittadinanza, di tutte le loro azioni e delle loro scelte.

Alla Facoltà di Giurisprudenza di Bologna, Lunedì 28 settembre alle ore 08:30

inizierà un convegno finanziato da Sky dal titolo “Lo sport in tribuna”, dove interverranno tutti quegli elementi che hanno rovinato il nostro mondo: politici, televisioni, (ir)responsabili di società di calcio, fino al momento topico delle 12:30 quando interverrà il Ministro dei Divieti: Roberto Maroni.

Noi Ultras saremo presenti nelle piazze, nelle strade, nei vicoli attorno all’Università, per fermare questa indecenza, per urlare con sdegno che chi non rispetta la Costituzione, non può parlare all’interno di Giurisprudenza, ad un convegno che vale addirittura 8 crediti formativi per una claque ben selezionata, per l’ennesima operazione di propaganda.
Parleranno di sicurezza, della loro sicurezza, fatta di diritti negati e di impunità.
Anche noi vogliamo sicurezza, ma la nostra si basa sull’abbattimento di tutte quelle barriere che provocano feriti ogni anno, a volte tragedie, perchè muri, fossati e filo spinato uccidono più che gli Ultras. Sempre additati come delinquenti liberi di agire, quando in realtà ci assumiamo tutte le responsabilità delle nostre azioni e dei nostri errori, questa volta chiediamo noi la certezza della pena, per tutti quei poliziotti provocatori e violenti, irriconoscibili dietro i loro caschi e foulard, che ci colpiscono, ci sparano contro, ci ammazzano con la garanzia che il nuovo sistema mediatico italiano saprà giustificarli e assolverli, fino a farceli dimenticare.

A difesa di uno sport pulito, per un ritorno di megafoni, tamburi, striscioni e di tutti gli strumenti di tifo, per la libertà di espressione e di movimento, contro ogni forma di schedatura di Stato, contro la mercificazione della passione, per una valorizzazione dello spirito di aggregazione che dal 1960 contraddistingue le nostre curve, fucine di valori come amicizia e solidarietà.

Non siamo nè buoni nè cattivi, siamo determinati a cambiare questo mondo e riportarlo ad una dimensione umana, fatta di tifo come libera espressione di pensieri ed emozioni che ci accomunano, fatta di relazioni e non di passivi telespettatori, o clienti selezionati.

ULTRAS LIBERI

28 settembre 2009

GIUSTIZIA PER PAOLO

Copia della lettera inviata da Paolo Scaroni al ministro degli interni Maroni.

ll.mo Ministro degli Interni
Scrivo questa lettera alla vigilia dell’anniversario di una data che mi ha cambiato la vita: il 24 settembre del 2005. Mi presento: sono Paolo Scaroni, abito a Castenedolo, piccolo paese della provincia di Brescia. Ero un allevatore di tori. Ero un ragazzo normale, con amicizie, una ragazza, passioni, sani valori -anche sportivi- e la giusta curiosità. Facevo infatti molto sport e viaggiavo quando potevo. Ero soprattutto un grande tifoso del Brescia. Una persona normale, come tante, direbbe Lei. Oggi non lo sono più (per la verità tifoso del Brescia lo sono rimasto, sebbene non possa più vivere la partita allo stadio com’ero solito fare: cantando, saltando, godendo oppure soffrendo). Tutto è cambiato il 24 settembre del 2005, nella stazione di Porta Nuova a Verona. Quel giorno, alla pari di migliaia di tifosi bresciani -fra i quali molte famiglie e bambini- avevo deciso di seguire la Leonessa a Verona con le migliori intenzioni, per quella che si preannunciava una sfida decisiva per il nostro campionato di serie B. Finita la partita, siamo stati scortati in stazione dalla polizia senza nessun intoppo o tensione. Dopo essermi recato al bar sottostante la stazione, stavo tornando con molta serenità al treno riservato a noi tifosi portando dell’acqua al resto della compagnia (era stata una giornata molto calda ed eravamo quasi tutti disidratati). Tutti gli altri tifosi erano già pronti sui vagoni per fare velocemente ritorno a Brescia. Mancavano pochi minuti ed i binari della stazione erano completamente deserti. Cosa alquanto strana visto il periodo, l’orario e soprattutto la città in cui eravamo, centro nevralgico per il passaggio dei treni. Improvvisamente, senza alcun preavviso o motivo apparente, sono stato travolto da una carica di “alleggerimento” del reparto celere in servizio quel giorno per mantenere l’ordine pubblico e picchiato a sangue, senza avere nemmeno la possibilità di ripararmi. Sottratto al pestaggio dagli amici (colpiti loro stessi dalla furia delle manganellate), sono entrato in coma nel giro di pochissimo e quasi morto. Dopo circa venti minuti dall’aver perso conoscenza sono stato caricato su un’ambulanza -osteggiata, più o meno velatamente, dallo stesso reparto che mi aveva aggredito- e trasportato all’ospedale di Borgo Trento a Verona. Lì sono stato operato d’urgenza. Lì sono stato salvato. Lì sono tornato dal coma dopo molte settimane. Lì ho passato alcuni mesi della mia nuova vita. Una vita d’inferno. Nel frattempo la mia famiglia, in uno stato d’animo che fatico ad immaginare, subiva pressioni e minacce affinché la mia vicenda mantenesse un basso profilo. Ai miei amici non andava certo meglio, nonostante tutti gli sforzi per far uscire la verità. Ovviamente, alcune cose di cui sopra le ho sapute molto tempo dopo la mia aggressione. Il resto l’ho scoperto grazie al lavoro del mio avvocato. Dalla ricostruzione dei fatti e tramite le tante testimonianze, emerge un quadro inquietante, quasi da non credere; ma proprio per questo da rendere pubblico. In seguito alle gravissime lesioni subite, presso la Procura della Repubblica di Verona è iniziato un procedimento a carico di alcuni poliziotti e funzionari identificati quali autori delle lesioni da me subite. Nonostante il Giudice per le Indagini Preliminari abbia respinto due volte la richiesta d’archiviazione, il Pubblico Ministero non ha ancora esercitato l’azione penale contro gli indagati. Mi domando per quale ragione ciò avvenga e perché mi sia negata giustizia. Oggi, dopo avere perso quasi tutto, rimango perciò nell’attesa di un processo, nemmeno tanto scontato, considerati i precedenti ed i tentativi di screditarmi. Oltretutto i poliziotti erano tutti a volto coperto, quindi non identificabili (com’è possibile tutto questo?), sebbene a comandarli ci fosse una persona riconoscibilissima. Dopo le tante bugie e cattiverie uscite in modo strumentale sul mio conto a seguito della vicenda, aspetto soprattutto che mi venga restituita la dignità. Ill.mo Ministro degli Interni, sebbene la mia vicenda non abbia destato lo stesso scalpore, ricorda un po’ le tragedie di Gabriele Sandri, di Carlo Giuliani, ed in particolare di Federico Aldrovandi (accaduta a poche ore di distanza dalla mia), con una piccola, grande differenza: io la mia storia la posso ancora raccontare, nonostante tutto. Le dinamiche delle vicende sopra citate forse non saranno identiche, ma la volontà di uccidere sì, è stata la medesima. Altrimenti non si spiega l’accanimento di queste persone nei miei confronti, soprattutto se si considera che non vi era una reale situazione di pericolo: era tutto tranquillo; ero caduto a terra; ero completamente inerme. Ma le manganellate, come descrive il referto medico, non si sono più fermate. Forse, ho pensato, oltre alla vita volevano togliermi anche l’anima. Per farla breve, in pochi secondi ho perso quasi tutto quello per cui avevo vissuto -per questo mi sento ogni giorno più vicino a Federico- e senza un motivo apparente. Sempre ovviamente che esista una giustificazione per scatenare tanta crudeltà ed efficienza. Le mie funzioni fisiche sono state ridotte notevolmente, e nonostante la lunga riabilitazione a cui mi sottopongo da anni con molta tenacia non avrò molti margini di miglioramento. Questo lo so quasi con certezza: l’unica cosa funzionante come prima nel mio corpo infatti è il cervello, attivo come non mai. Dopo quattro anni non ho ancora stabilito se questa sia stata una fortuna. Ho perso il lavoro, sebbene abbia un padre caparbio che insiste nel mandare avanti la mia ditta, sottraendo tempo e valore ai suoi impegni. Ho perso la ragazza. Ho perso il gusto del viaggiare (il più delle volte quelli che erano itinerari di piacere si sono trasformati in veri e propri calvari a causa delle mie condizioni fisiche), nonostante mi spinga ancora molto lontano. Ho perso soprattutto molte certezze, relative alla Libertà, al Rispetto, alla Dignità, alla Giustizia e soprattutto alla Sicurezza. Quella sicurezza che Lei invoca ogni giorno, e tenta d’imporre sommando nuove leggi e nuove norme a quelle già esistenti (fino a ieri molto efficaci, almeno per l’opinione pubblica). Peccato però che queste leggi non abbiano saputo difendere me, Federico, Carlo e Gabriele dagli eccessi di coloro che rappresentavano, in quel momento, le istituzioni. Ill.mo Ministro degli Interni, alcune cose mi martellano più di tutto: ogni giorno mi domando infatti cosa possa spingere degli uomini a tanto. Non ho la risposta. Ogni giorno mi domando se qualcuna di queste tragedie potesse essere evitata. La risposta è sempre quella: sì. A mio modesto parere, ciò che ha permesso a queste persone di liberare la parte peggiore di sé è stata la sicurezza di farla franca. Sembra un paradosso, ma in un Paese come il nostro in cui si parla tanto di “certezza della pena”, di “responsabilità” e di “omertà”, proprio coloro che dovrebbero dare l’esempio agiscono impuniti infrangendo ogni legge scritta e non, disonorano razionalmente la divisa e l’istituzione rappresentata, difendono chi fra loro sbaglia impunemente. Ill.mo Ministro degli Interni, dopo tante elucubrazioni, sono giunto ad una conclusione: se queste persone fossero state immediatamente riconoscibili, responsabili perciò delle loro azioni, non si sarebbero comportate in quella maniera ed io non avrei perso tanto. Le chiedo quindi: com’è possibile che in Italia i poliziotti non portino un segno di riconoscimento immediato come accade nella maggior parte delle Nazioni europee? Ill.mo Ministro degli Interni, io non cerco vendetta, semmai Giustizia. Mi appello a Lei ed a tutte le persone di buon senso affinché questi uomini vengano fermati ed impossibilitati nello svolgere ancora il loro “dovere”. Chiedo quindi che si faccia il processo e nulla sia insabbiato. Cordiali saluti. Paolo Scaroni, vittima di uno Stato distratto.

Comunicato ultras Curva Nord Taranto

Gli ultras della curva Nord, in occasione di Taranto - Reggiana di domenica 27 settembre, si asterranno dal tifo per tutti i 90 minuti.

La tifoseria è stanca delle ennesime multe ricevute, cui colpa è solo di aver incitato la squadra; se le cose non cambieranno, questa protesta si protrarrà fino a fine campionato.

Amare il Taranto per noi non è reato.


Ultras Taranto

26 settembre 2009

Scontri a Foligno, daspo per 8 tifosi del Benevento

Otto Daspo sono stati applicati dal questore di Perugia nei confronti di altrettanti tifosi del Benevento in relazione agli incidenti avvenuti il 23 agosto scorso in occasione della partita disputata dalla squadra campana a Foligno per il campionato di prima divisione Lega Pro.
Secondo la ricostruzione della polizia, una cinquantina di sostenitori ospiti, all´ingresso del settore dello stadio loro riservato, avevano tentato di forzare il blocco degli addetti ai cancelli scontrandosi quindi con gli operatori delle forze dell´ordine. Un carabiniere aveva anche ricevuto un pugno al volto riportando lesioni con prognosi di dieci giorni dieci. Un tifoso del Benevento è stato quindi denunciato per resistenza e violenza a pubblico ufficiale.
Poco prima del termine del primo tempo della gara alcuni tifosi ospiti - sempre in base alla ricostruzione della questura perugina - si erano portati presso il container-bar all´interno dello stadio dove, dopo avere forzato la porta di ingresso e una finestra, avevano sottratto circa 500 confezioni di bevande ed altra merce nonché circa 500 euro di incasso. Due tifosi erano stati arrestati per furto aggravato.
Ulteriori accertamenti compiuti tramite riprese fotografiche e in collaborazione con la Questura di Benevento hanno portato a denunciare a piede libero altri cinque tifosi ampani accusati di furto aggravato in concorso.
In seguito a tali incidenti il questore ha applicato gli otto Daspo che impongono l´obbligo della firma in concomitanza agli incontri di calcio del Benevento. Provvedimenti che - ha reso noto sempre la questura - sono stati convalidati dal gip di Perugia.


ansa.it

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