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13 ottobre 2009

comunicato Curva Nord Sassari

Una cosa ci è rimasta: la dignità. E la nostra dignità ci impedisce di entrare allo stadio oggi e, forse, anche in futuro.
Non è il caso di scendere nei dettagli di cosa è successo domenica ad Alghero. Basti questa brevissima sintesi: è successo esattamente il contrario di quello che è stato scritto da qualche imbecille sui giornali. E siccome a noi i giri di parole non piacciono, diciamo pure che l’imbecille a cui ci riferiamo si chiama Mario Carta. Costui, “giornalista” che alla Torres non ha mai messo piede, si occupa solitamente di basket e martedì ha visto bene di scrivere un pezzo sul dopopartita col Fertilia, nonostante egli non fosse presente. Attacchi pesanti verso di noi, falsità enormi. Cose alle quali siamo abituati, anche se stavolta ci sono andati davvero pesanti.
Ciò che più ci ha irritato non sono però i soliti luoghi comuni contro gli ultras, ma le parole spese per offendere noi, definendoci come il vero male di questo sodalizio, la causa principale del suo tracollo nei dilettanti, il motivo per cui pubblico ed imprenditori si sono allontanati. A guarnire questo articolo di merda è stata poi la conclusione dove si puntava il dito contro la società, rea di dare troppo peso ai tifosi poiché ne ha legittimato l’ingresso negli spogliatoi.
Una marea di stronzate che hanno descritto noi, gli unici a continuare a seguire la Torres SEMPRE, come i responsabili di tutti i mali. Il silenzio della società a riguardo è sconcertante. Sono stati accusati anche loro e non hanno avuto le palle per replicare ma, soprattutto, sono stati accusati quei tifosi che non l’hanno mai abbandonata, che la finanziano pagando ogni domenica, che si sbattono per tenerla in vita nei momenti più critici.
Una dirigenza totalmente assente, che in questi giorni ha aperto bocca solo per annunciare la riapertura della campagna abbonamenti: che pena!
Il loro silenzio-assenso a ciò che è stato scritto nel giornale locale, ci fa capire quanto per loro siamo importanti, per cui ora vadano avanti da soli, dando retta al sig. Mario Carta che, adesso che non ci saremo più, avrà modo di vedere lo stadio riempirsi e dovrà placare la ressa di imprenditori che finalmente potranno avvicinarsi alla Torres, dato che il vero cancro è stato debellato.
Saranno tutti contenti ora, anche quei solerti “uomini” che, per l’ennesima volta, hanno estratto dal cilindro 9 nomi da sacrificare per mostrare all’opinione pubblica (ed al loro ministro) che sono bravi a fare numeri. Poi se non è successo nulla, se chi è stato coinvolto è estraneo ai fatti, se queste persone dovranno pagarsi avvocati e passare comunque anni a firmare ogni domenica….e se fra 5/6 anni il giudice decreterà che sono innocenti….beh, a loro poco importa, tanto nessuno gli potrà dire niente, hanno giocato con la vita di 9 persone e se hanno sbagliato pazienza, l’importante è stato fare notizia. Intendiamoci: se viene contestata la violenza è un conto, e in uno slancio di onestà intellettuale diciamo pure che non ci consideriamo farina per fare ostia. Ma qui si parla di altro.
La Torres siamo noi. Noi rivendichiamo il dovere (non il diritto… il DO-VE-RE!) di contestare. E il modo di contestare è quello che è stato mostrato ad Alghero: l’accesso all’area dello stadio è stata opera di tutti (oltre un centinaio di persone), ultras e semplici tifosi. E non si può certo parlare di aggressione alle forze dell’ordine visto che tra carabinieri e polizia c’erano si e no 10 agenti. Data la disparità di forze in campo un’aggressione avrebbe davvero fatto finire qualcuno all’ospedale. C’erano donne con bambini al seguito e nella delegazione che è entrata negli spogliatoi c’erano ultras e attempatissimi tifosi. La terna arbitrale è passata in mezzo ai contestatori senza che venisse proferita una parola di dissenso e della contestazione non c’è traccia nel referto arbitrale (a proposito, a Villasimius hanno squalificato il campo per intemperanze nei confronti della terna arbitrale, ma questo forse fa meno notizia), i tifosi hanno condiviso lo spazio antistante gli spogliatoi con giocatori e dirigenti del Fertilia, il bancone del rinfresco dopopartita (che qualsiasi scolaresca in gita avrebbe preso d’assedio in quella circostanza) è rimasto imbandito e ordinato come se intorno non fosse presente nessuno. Si sta spacciando un parapiglia qualsiasi come la sorella minore (ma non troppo) della tragedia dell’Heysel. E le cose non stanno per niente così!
In tutto ciò, come detto prima, il silenzio della società è vergognoso perché è avvilente vedere che, dal punto di vista etico, l’istituzione Torres non tutela la propria figura e quella dei suoi tifosi; cosa ancora più grave poi, che dal punto di vista pratico non sia stata presa posizione, rendendosi complice del sistema disinformativo che ha creato i presupposti mediatici all’azione della repressione a casaccio.
Noi, con sacrificio, disertiamo.

Curva Nord Sassari

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