IL MATTINO
Assolti per non aver commesso il fatto. Questa la 
sentenza del giudice per l'udienza preliminare del tribunale di Verona 
che ha deciso per l'assoluzione completa degli otto ultras della Cavese,
 arrestati e poi rimessi in libertà per gli scontri scoppiati nel 
febbraio del 2008 prima della gara giocata al Bentegodi tra Verona e 
Cavese. Ieri mattina a Verona si è concluso così il rito abbreviato 
condizionato all'acquisizione di prove (ovvero sentenza emessa sulla 
sola visione degli atti che porta ad un sconto di un terzo della pena 
per gli imputati) che vedeva alla sbarra, con l'accusa di resistenza, 
violenza e lesioni a pubblico ufficiale. Andrea Alfieri 22 anni, Errico 
Coppola 20 anni, Antonio Ferrara 27 anni, Giovanni Ragosta 28 anni, 
Angelo Salsano 33 anni, Umberto Sorrentino 30 anni, Claudio Vernacchio 
22 anni e Luigi Vitale 36 anni. Il gup (giudice per l'udienza 
preliminare) ha accolto le richieste dei difensori (l'avvocato cavese 
Mario Secondino, i legali Adami e Tremolini rispettivamente del foro di 
Udine e Verona) decidendo per l'assoluzione e rigettando la formulazione
 della pena avanzata nella precedente udienza dal pm che aveva chiesto 
dieci mesi di reclusione. Ieri in aula, come stabilito dall'ordinanza 
del giudice emessa a conclusione della precedente udienza, è stato 
visionato un dvd depositato dagli avvocati difensori per provare le 
presunte lesioni subite dai giovani ultras, malmenati con manganelli 
dagli agenti impiegati per il servizio d'ordine. E non solo. I difensori
 hanno anche presentato come prove i biglietti nominativi ed i tabulati 
telefonici che dimostrano come alcuni dei ragazzi erano al telefono al 
momento degli scontri. Al termine della seduta il giudice ha emesso la 
sentenza: assoluzione per non aver commesso il fatto. «Siamo molto 
soddisfatti di questa decisione del giudice», ha commentato l'avvocato 
Mario Secondino. Fino dalle prime ore dopo gli arresti il legale cavese 
aveva ribadito che, a differenza di come riportato, nessuno degli otto 
arrestati era privo di carta d'identità o di regolare biglietto per il 
settore ospiti. «Grazie alle immagini registrate dai tifosi presenti 
quel giorno a Verona - precisa l'avvocato Secondino - ai biglietti di 
ingresso allo stadio che sono stati prodotti, alla perizia del nostro 
consulente che ha dimostrato come i filmati delle forze dell'ordine di 
Verona fossero non sequenziali ed ai tabulati telefonici dei cellulari 
dei nostri clienti che abbiamo fatto acquisire, siamo riusciti a 
dimostrare l'assoluta estraneità ai fatti degli imputati. In ogni caso 
la sentenza di Verona dimostra l'assurdità della normativa che ha 
introdotto la carta del tifoso: infatti, in base all'articolo 9 della 
legge 41/07, i miei assistiti, tutti colpiti da diffida, non avrebbero 
potuto ottenere la stessa e, pertanto, sarebbe stato loro impedito 
l'accesso agli stadi per fatti che, evidenzio, non hanno commesso. In 
ogni caso rimane l'enorme ingiustizia che hanno subito questi tifosi in 
quanto tutti hanno, senza motivo, scontato una diffida di un anno dagli 
stadi che si è aggiunta all'arresto di 2 giorni. Ora non ci fermeremo il
 prossimo obiettivo sarà quello di chiedere un risarcimento danni per 
l'arresto e la diffida ingiustamente applicate».

 
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