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9 marzo 2009

Torino-Juventus: il derby della tristezza

Vincenzo Abbatantuono ci racconta il “suo” derby di Torino…

1. Il calcio moderno nelle sue manifestazioni professionistiche, A e B, è ormai un malato agonizzante. Business, repressione, autoreferenzialità hanno minato alle fondamenta un maestoso edificio costruito negli anni Settanta e Ottanta da migliaia di ragazzi in tutta Italia. Ieri sera a Torino ho assistito probabilmente al mio ultimo derby, dal momento che neanche la nostra vittoria mi ha restituito quelle emozioni che solo le antiche torciate, gli striscioni bastardi di sfottò e i colori della rivalità più accesa hanno più cittadinanza in questi lugubri stadi del XXI Secolo.

2. Sono entrato come striscionista, cosa che faccio raramente, forse una volta all’anno, giusto per verificare lo stato dell’arte di questo calcio fin nei preliminari sconosciuti al grande pubblico. I controlli della Digos sono sempre più invasivi, la diffidenza reciproca con le fdo a livelli di tensione altissimi, il neoproibizionismo di cui parla un bell’articolo dell’ Espresso di questa settimana francamente parossistico e insopportabile. E’ tutto proibito, decine di poliziotti che ti scrutano ai raggi X, foto, telecamere, gesti, una paranoia securitaria che rispecchia pienamente il clima di paura che respiriamo a pieni polmoni. Il governo taglia i fondi alla Polizia, la Polizia si sfoga contro le Curve, così ci dimentichiamo chi e come crea seriamente problemi alla nostra convivenza civile. Che poi un Parlamento pieno di inquisiti, condananti in primo e secondo grado o addirittura in via definitiva ordini alle divise blu la tutela della legalità, questo è un altro paio di maniche.

3. Qualcuno ha attaccato donne indifese intorno allo stadio e non parlo di ragazzini a digiuno di mentalità ultras ma di gente che dovrebbe averne la pancia piena. Mi chiedo se a causare i nostri mali non siamo noi stessi sempre più spesso. A chi giova poi far esplodere una bomba-carta se non ad infoltire l’elenco già lungo di diffidati e a scavare un solco ancora più profondo tra noi e e il resto del mondo? Quante energie si sprecano con questi atti di isolato e sterile ribellismo?

4. Ho parlato con tanta gente, ultras di specchiata onestà e lealtà, gente che ha dato la vita per i propri colori, per la reputazione del gruppo, mica piccoli fans. Ci siamo scoperti a pensare tutti la stessa cosa e cioè che questo calcio non ci meriti più. Siamo ormai sempre di più a fare i conti con lo spaesamento, l’estraneità morale da questo circo di affari e aggressioni mediatiche e alla ricerca di dimensioni più umane. Voglio, vogliamo tornare a sentire l’odore dell’erba, i tacchetti sulle tibie, gli spalti di cemento, gli insulti di una volta agli arbitri, un calcio pane e salame ( per me frittata, grazie ) che in serie A non esiste più. L’esodo è già cominciato e io ci voglio essere.

5. Ho tanti amici granata e sapete che non vomito infamità sui torinisti se non per scherno rituale. Rispetto gli ultras granata perchè non è facile sostenere una squadra come il Toro in balia del primo avventuriero che seduce e distrugge. Ieri la Maratona era ai minimi storici di intensità e se la Maratona è così in un derby vuol dire che siamo messi tutti male. Se non è il canto del cigno degli ultras italiani poco ci manca.

Fonte : Ultrasblog

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