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13 marzo 2009

Intervista a Spaccarotella…allora esiste davvero?

ROMA (12 marzo) – «Un malaugurato incidente». L’agente di polizia Luigi Spaccarotella, accusato di omicidio volontario per la morte del tifoso laziale Gabriele Sandri, per la prima volta si è presentato ai giornalisti per rispondere alle loro domande nello studio del suo avvocato ad Arezzo. Durante l’incontro Spaccarotella ha tenuto per mano la moglie e si è visibilmente commosso in più occasioni. «Dai mass media – ha detto – mi sento già condannato, ma aspetto l’esito del processo». «Ho sparato per sedare una rissa». «Evidentemente tutti i tentativi che sono stati fatti per far smettere quello che stava succedendo sono stati vani» ha detto Spaccarotella a chi gli chiedeva perché abbia estratto la pistola. Al Tg1 ha detto che è stato «un malaugurato incidente». Spaccarotella riferendosi ad alcuni sassi e ad un coltello che furono sequestrati nell’area di servizio, ha detto: «Avete visto quello che hanno trovato, non sto qui a raccontare favole». Ma perché invece di prendere la pistola non ha preso una penna per il numero di targa? «Perché la penna non era certo capace di fermare delle persone che se le stavano dando di santa ragione», dice Spaccarotella, dicendo poi che la macchina sulla quale viaggiavano i tifosi «non si stava allontanando». Se tornasse indietro cosa rifarebbe? «Non rifarei quello che ha causato tutto questo». «Il colpo non fu volontario». L’agente ha poi sottolineato che quel giorno quando partì il colpo il suo gesto non fu volontario, ma si trattò di uno sparo partito accidentalmente. Sospeso dal lavoro. Poi, parlando del fatto che è stato sospeso dal lavoro: «All’inizio me lo aspettavo, alla fine l’avrei capito, ora sembra che sia un atto dovuto. Comunque è una scelta del Ministero, io sono un poliziotto e l’accetto». Spaccarotella ha anche detto di avere «ottimi rapporti con i colleghi. Con quelli che erano con me quel giorno – ha aggiunto – non è che ci possa essere tutto questo rapporto». Cordoglio ai familiari. Al giornalista che gli chiedeva se volesse chiedere perdono alla famiglia Sandri, l’agente ha risposto: «Sì, anche se so che non saprei cosa dire. Loro hanno perso un figlio, è stata sicuramente una cosa da me non voluta. Non saprei cosa dirgli». Spaccarotella ha detto che il giorno del funerale di Gabriele provò a far avere alla famiglia Sandri un messaggio di cordoglio: «Ho scritto una lettera al cardinale Tarciso Bertone, segretario di Stato Vaticano». Parlando del messaggio, Spaccarotella ha detto: «È un gesto che ho fatto. Non so quale sia stato il motivo che ha impedito al mio messaggio di cordoglio di arrivare ai Sandri. Non so che dire». Paura degli ultras. «Che abbia paura di ritorsioni mi sembra più che logico – ha detto – Sono una persona normalissima: sono un poliziotto che ha famiglia e più che per me ho paura per loro». «Che gli ultras siano quello che sono – ha risposto Spaccarotella – non c’è bisogno che lo venga a dire io. Lo sapete meglio di me». Quindi, Spaccarotella ha ribadito di aver dei timori riguardo agli ultras. «Per il resto sono tranquillo e fiducioso». «Quel giorno mi sentii male». «So che quel giorno mi sono sentito male per quello che è accaduto. È una cosa che non mi sarei mai aspettato nella mia carriera, che non avrei mai voluto che succedesse». Riguardo il super testimone che lo avrebbe visto sparare e su cui si basa la ricostruzione dell’accusa Spaccarotella ha detto: «Onestamente parlando, il mio racconto e il suo non sono molto differenti». Secondo la versione fornita da Spaccarotella, il colpo sarebbe partito per sbaglio mentre correva impugnando la pistola. Fratello Sandri: parole stucchevoli. «Sono dichiarazioni stucchevoli, rimango esterrefatto». Così Cristiano Sandri, fratello di Gabriele, ha commentato le dichiarazioni dell’agente. «Ad un anno e quattro mesi di tempo, nel corso dei quali non si è fatto mai vivo, si presenta in televisione quando è a ridosso delle udienze processuali e questo denota la statura del personaggio – ha aggiunto Cristiano Sandri – A noi non è giunto alcun suo messaggio, la sua è una captatio benevolentiae, una strategia difensiva. Noi saremo al processo e sono sicuro che saranno accertate tutte le responsabilità senza nessuna reticenza». Secondo la tesi della difesa, Spaccarotella avrebbe estratto la pistola sparando un colpo in aria vedendo che dall’altra parte dell’Autostrada era scoppiata una rissa, e non riuscendo a sedarla con il solo utilizzo delle sirene e di un colpo sparato in aria. La pallottola che raggiunse Sandri, sempre secondo la difesa, sarebbe sfuggita a Spaccarotella mentre correva lungo la corsia autostradale.

Fonte : il Messaggero

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