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26 maggio 2009

A S.Siro striscione vergognoso contro De Falchi

“Orgoglioso di non essere uno di loro” ha detto Paolo Maldini al termine della partita Milan-Roma riferendosi agli Ultras del Milan che hanno rovinato la sua festa d’addio. Ed in silenzio, invece, è passato uno striscione esposto dalle Brigate Rossonere ("Il nostro arresto è in flagranza, il vostro è cardiaco") che faceva riferimento ad Antonio De Falchi, il tifoso romanista morto il 4 giugno del 1989 proprio in occasione di un Milan-Roma, deceduto a causa di un infarto.

Ecco il racconto di quella giornata:

Antonio De Falchi, non ancora diciannovenne, arriva alle 8:30 di mattina alla Stazione Centrale di Milano assieme ad altri tre amici. I quattro decidono di raggiungere San Siro per conto proprio, staccandosi dal gruppetto dei quaranta con cui avevano condiviso il viaggio.
Comprato il biglietto i quattro si avviano verso il cancello 16, con le sciarpe giallorosse nascoste sotto al giubbotto. Sono le 11:35 (la partita sarebbe iniziata alle 16:00). Improvvisamente compare una persona. "Avete una sigaretta?" gli chiede. E poi: "sapete che ore sono?". L'accento romano tradisce Antonio e i suoi amici: un cenno e da dietro una struttura di cemento (c'erano i lavori per Italia 90), sbucano una TRENTINA (!!) di persone. I quattro scappano. Antonio non ce la fa, inciampa (forse per per uno sgambetto) e cade a terra. Lo massacrano a calci a pugni. Dopo una trentina di secondi gli aggressori si mettono in fuga per l'arrivo della polizia. Antonio prova a rialzarsi, è cianotico e respira a fatica; cade nuovamente a terra. Uno degli agenti cerca di rianimarlo con la respirazione bocca a bocca e con il massaggio cardiaco. Inutile. Viene immediatamente caricato sull'ambulanza ma arriva all'Ospedale San Carlo già morto. Intanto la polizia ferma, nei pressi del cancello 16 tre persone. Si tratta di Daniele F. (29 anni), uno dei capi del "gruppo brasato" e tesserato con pass del "Servizio d'ordine" del Milan, di Luca B. (20 anni) e Antonio L. (21 anni). Il funerale (a spese della Roma) viene celebrato il 7 giugno 1989 nella Chiesa di San Giovanni Leonardi a Torre Maura davanti a oltre diecimila persone commosse. Sono presenti Dino Viola (che alla fine della cerimonia abbraccia commosso la madre di Antonio), Peruzzi, Nela (che parla commosso con un fratello di Antonio), Giannini e l'intera Squadra dei Giovanissimi della Roma.
Il 7 giugno 1989 l'autopsia sul corpo di Antonio stabilisce che la causa del decesso è avvenuta per infarto.
Il 13 luglio 1989 il tribunale di Milano stabilisce il verdetto. Luca B. viene condannato a sette anni di reclusione con relativa libertà provvisoria. Daniele F. e Antonio L. sono assolti per insufficienza di prove.
Da La Repubblica del 14 luglio 1989. - Pallida e addolorata la madre di Antonio alla sentenza dice: "E' questa la giustizia? E' uno schifo". E poi: "A me questa sentenza non sta bene. Loro dovevano pagare, anche se nessuno mi può riportare il mio povero Antonio".


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