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14 ottobre 2010

Repressione la legge 377/01


377/01
Istruzioni per l'uso

Manualetto per la sopravvivenza del tifoso

Introduzione


 
Questo manualetto è un'iniziativa del Progetto Ultrà e si propone di informare sulle nuove disposizioni in materia di tifo violento (Legge 377/01). 


Il taglio è critico, polemico e – a tratti – ironico. 

 La storia, infatti, ci insegna che trent'anni di misure sempre più repressive tredici anni di Leggi Speciali sempre più punitive, non hanno risolto il problema della violenza negli stadi. 

 Dati alla mano, gli incidenti non sono diminuiti sensibilmente, casomai è mutata la tipologia (prima più frequenti incidenti tra opposte tifoserie, ora molti più incidenti tra ultras e forze dell'ordine). 

Certo, la presenza massiccia delle Forze dell'Ordine ha anche funzionato come deterrente ma spesso una militarizzazione degli stadi così evidente ha contribuito a creare maggiori tensioni e conflitti. 

 Nel 1994 gli uomini impiegati ogni domenica nel lavoro di ordine pubblico allo stadio sono stati 5.500.
Nel 2002 sono stati 10.500: quasi il doppio! Eppure il numero degli spettatori è diminuito sensibilmente!!! 

 Anche gli stessi dati forniti dal Ministero degli Interni (gennaio 2002) sui primi 4 mesi di applicazione della nuova Legge ci lasciano un po' perplessi. 

 Infatti, ci viene detto in maniera trionfalistica, che sono in calo gli incidenti (-21%). Ma non ci viene detto che una sensibile diminuzione degli incidenti la si poteva registrare anche nei primi mesi di applicazione delle precedenti leggi in materia di tifo violento (1989; 1995) e che, poi, tutto è tornato come prima. 

Ci viene detto che c'è un forte aumento di arresti e di divieti d'accesso agli stadi. Ma non ci viene detto che, questa Nuova Legge, con l'enorme discrezionalità che offre in sede di applicazione, più che essere uno strumento contro chi è responsabile di violenza, sancisce ufficialmente la criminalizzazione del tifo organizzato. 

 Così, tra i numeri snocciolati delle persone denunciate diffidate o arrestate, compaiono anche tifosi denunciati perché si sono coperti in parte il viso per difendersi dal freddo o diffidati per aver lasciato cadere un fumogeno dopo averlo utilizzato per la coreografia o, ancora, arrestati per aver scavalcato una recinzione allo scopo di vedere la partita in un settore migliore (scorrettezza certo, ma non così grave da meritarsi un arresto!!!) 

 Forse ragioniamo controcorrente ma non possiamo non chiederci se, invece di varare l'ennesima legge super-repressiva, non sarebbe stato più utile apportare alcuni correttivi e miglioramenti alle vecchie leggi e affiancarli a misure alternative, misure non di coercizione, ma di carattere sociale? 

 Insomma, forse sarebbe stato opportuno considerare il popolo delle curve non solo come un problema di ordine pubblico, ma anche come un'aggregazione sociale, e cominciare ad adottare misure di intervento sociale non volte a reprimere e controllare, ma capaci di valorizzare le energie positive presenti in quel mondo e di lavorare sulla mediazione dei conflitti (come è ormai consuetudine fare in altri ambiti del sociale). 

Una sola cosa ci è chiara: 

maggior repressione e sempre più pressanti forme di controllo sociale porteranno sempre più acqua al mulino di una progressiva modernizzazione del calcio.
Un calcio moderno pronto a sacrificare la passione e il colore del tifo organizzato (e qui non si parla tanto di violenza), in nome del profitto e del libero mercato, per trasformare ogni singolo tifoso in un semplice consumatore, in uno spettatore acquirente del prodotto calcio. 


Di qui gli scenari presenti e futuri:
  • norme per ostacolare le trasferte dei tifosi e per favorire gli abbonamenti alle tv a pagamento; 
  • calcio in tv a tutte le ore e tutti i giorni (sempre a pagamento); 
  • progetti di nuovi stadi superconfortevoli destinati ad un pubblico selezionato e disposto a straspendere;
  • biglietti sempre più cari; divieto di assistere in piedi alle partite.

Nel calcio del futuro forse non sarà visibile la violenza (però non diminuirà, anzi, sarà solo - come accade in Inghilterra - lontana dagli spalti e dagli occhi indiscreti di telecamere e Polizia) ma ci sarà tanta tristezza. 

Sparirà l'anima vera del calcio: la passione, i colori e quei canti che rendono tanto lo stadio simile a una sagra paesana, sostituita dalla compostezza di un pubblico formato salotto televisivo.

Rimarranno tollerati da tutti: il doping, le risse tra giocatori, le partite truccate che garantiranno, rispettivamente, maggiori prestazioni, pathos televisivo e facili guadagni a gente senza scrupoli. 


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