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11 ottobre 2016

Ultras o Ultrà ?


STORIA ULTRAS O ULTRA'

 Che cosa sono gli ultrà? Chi sono gli ultrà?

Gli ultrà sono i tifosi fanatici dei club del calcio italiano che vogliono sostenere la loro squadra preferita, specialmente nelle trasferte. I club degli ultrà vogliono rappresentare “il dodicesimo uomo” per le squadre. Gli ultrà sostengono le squadre con coreografie con tante bandiere ma non solo le coreografie con gli striscioni, ma anche l'uso di articoli pirotecnici, l'accompagnato corale delle azioni dei giocatori, l'uso di tamburi e trombe e naturalmente l'uso delle sciarpe. A metà degli anni ottanta il movimento degli ultrà è stato sulla cresta dell'onda e ci sono stati tanti club ultrà con tanti da diecimila a quindicimila iscritti. Ma oggi ci sono ancora gruppi ultrà con all'incirca diecimila membri, come Irriducibili Lazio, Fossa dei Leoni e AS Roma Ultras.
Gli ultrà sono parte del sistema calcistico e hanno importanza persino nelle cacciata di allenatori o nell'acquisto di calciatori. Soprattutto i capi dei gruppi ultrà sono dei personaggi famosi. Naturalmente gli ultrà sono di natura diversa per quanto riguarda la colorazione/direzione politica. Per esempio ci sono gruppi ultrà di destra come Irriducibili Lazio, di sinistra come gli ultrà di Livorno e ci sono gli ultrà neutrale.
La definizione di ULTRASULTRA' : deriva da una parola di origine francese (ultrà-royaliste) che stava a significare i reazionari, i conservatori, coloro che volevano conservare la monarchia assoluta nel periodo della Restaurazione in Francia. Dal 1860 circa la parola scomparve ma rimase la dicitura "ultrà" per indicare qualcosa di esagerato, troppo grande o superlativo, e molti decenni dopo fu adattata al contesto dei tifosi fanatici per una squadra di calcio in uno stadio.Si dice "Ultrà" o "Ultras"?
Il dibattito è quanto mai aperto a proposito di questo interrogativo. La risposta più gettonata e che si può adottare come attendibile però è questa: in questa scelta di termini si differenziano i due modi di fare il tifo, quello inglese (al quale si ricollega "ultras"), fatto non di organizzazione, non di mentalità, non di coordinamento ma di spontanea aggregazione negli stadi, e la cultura invece europea (o latina, per cui anche italiana), secondo cui vige un sistema organizzativo propriamente strutturato (quindi "ultrà"): coreografie, fanzine, lancia cori, bilanci e programmazione trasferte, un vero e proprio movimento organizzato, il cosiddetto tifo organizzato.

Così l'ultrà è colui che sventola la sciarpa in una sciarpata coreografica, l'ultras è invece colui che spontaneamente fa partire un coro insieme ad altri individui, l'ultrà è colui che si occupa di stendardi e di coreografie, l'ultras invece si colloca nel proprio settore cantando a squarcia gola e limitandosi ad appendere qualche bandierina alla transenna ritmando battimani imponenti. In parole povere: fateci caso quando arriveranno squadre inglesi a san siro, non vedrete nessuno striscione come in Italia, nessuno stendardo, ma solo una massa enorme di gente e appese in transenna una unita all'altra semplici bandierine inglesi, bandierine a scacchi con i colori della squadra, bandierine con colori di un paese che richiamano i colori della squadra.STORIA ULTRAS

La storia: ANNI '50-'60

E' sul finire degli anni '60 che si introduce il concetto di movimento ultras. Ma in realtà si deve fare qualche passo indietro. E' Helenio Herrera (allenatore dell'inter che vinceva qualcosa in quegli anni) a introdurre il concetto di tifo organizzato. "Perchè non dobbiamo avere tifosi anche al seguito della squadra quando ci rechiamo in trasferta?", chiese al presidente Moratti-padre. Da lì la nascita dei Moschettieri Nerazzurri (il loro striscione è ancora presente credo al primo anello verde), i Fedelissimi del Torino (1951), il Viola Club Vissieux (dal nome della piazza in cui si radunavano), non riconosciuti però gruppo ultras perchè non aveva i crismi necessari. E quali sono questi crismi? L'esponente del gruppo ultras è un tifoso atipico dal resto dello stadio. Masse di giovani sui 18-20 anni si distaccano completamente dal modello omologato di tifoso per occupare una propria zona di stadio (la CURVA, il settore dietro alla porta), restando in piedi e gridando a squarcia gola per la propria squadra. Forte senso di territorialità quindi, e amore viscerale per i colori sociali della squadra in questione. Questi anni rappresentano quelli del pionierismo ultras: gli strumenti e l'abbigliamento sono ancora rudimentali (sciarponi di lana lunghi, capelli a mezzo collo, giacconi, tamburoni in latta), ma i movimenti politici nascenti e alle aggregazioni studentesche nelle scuole (il movimento studentesco del '68 per intenderci) fanno da embrione per quelli che saranno i gruppi ultras.


 CRESCITA MOVIMENTO ULTRAS

Sviluppo e stabilizzazione degli ultras: ANNI '70

Ecco così che nascono i primi gruppi: nel 1968 abbiamo l'onore di poter dire che la nostra FOSSA DEI LEONI è riconosciuto come il primo gruppo ultras italiano. Il suo fondatore principale si chiama Umberto Calza (morto nel 1996), e prende il nome dal precedente campo di allenamento del Milan, che aveva cominciato ad allenarsi a Milanello solo pochi anni prima della nascita del gruppo. Seguono a ruota i Boys dell'Inter (1969), nati da un gruppo di ragazzi membri dell'Inter Club Fossati, e che prendono il nome da "Boy" un ragazzino dispettoso che compare su di un fumetto pubblicato sul giornale dell'Inter, e che aggiungerà la dicitura SAN (Squadre d'azione nerazzurra, a testimoniare la tendenza politica di destra dei componenti) dal 1981; gli UTCS (Ultras Tito Cucchiaroni Sampdoria, 1969), i primi a utilizzare nel loro nome la dicitura "Ultras". Arrivano poi gli Ultras Granata (1969), le Brigate Gialloblu del Verona (1971) che saranno i primi a importare lo stile "english" in Italia dopo una trasferta a Londra contro il Chelsea e che si scioglieranno nel 1991; gli Ultrà Napoli e i Boys della Roma (1972), gli Ultras Catanzaro, la Fossa dei Grifoni Genoa, i Commandos Pro Patria (1973), le nostre Brigate Rossonere (1975) nate dall'unione di ULTRAS e CAVA DEL DEMONIO, i Fighters Juventus, Brigate Nerazzurre Atalanta (sempre nel 1975), e il Commando Ultrà Curva Sud della Roma (1977), più noto come CUCS, che farà scuola prima di sciogliersi ufficialmente nel 1999 dopo una spaccatura a causa dell'acquisto di un giocatore gradito solo a metà della curva. Su ogni striscione campeggiano vari simboli inneggianti all'imponenza del gruppo: teschi, teste di tigri, pantere, leoni. C'è da aggiungere che in questi anni il movimento ultrà prende piede soprattutto al nord, con rare eccezioni meridionali.


BOOM ULTRAS

Il boom degli ultras: ANNI '80

Se chiedete a molti "vecchi" frequentatori delle curve quale è stato il periodo più florido e bello del movimento, vi risponderanno sicuramente gli anni '80. Il movimento è sulla cresta dell'onda, prende piede ora in tutta Italia e dalla serie A alla C2; viene elaborato il concetto di "coreografia" con strumenti quali i palloncini, le striscie, le cartate, i bandieroni, e scatta una corsa all'approviggionamento dei materiali per rendere colorata e lussuriosa ogni curva. Il boom-ultras è testimoniato anche e soprattutto dai tesseramenti ai gruppi: nel 1987-88 la Fossa (ancora loro!) raggiungerà la quota-record di ben 15.000 tesserati. Le maggiori coagulazioni derivano per esempio dai centri sociali o da determinate aree geografiche: capita così che gli UTC sono formati da ragazzi che derivano dal quartiere genovese di Sestri Ponente, e che i milanisti si riuniscono al centro sociale del Leoncavallo. Cominciano però a diffondersi anche gli scontri fra frange opposte, e i primi episodi spiacevoli di violenza talvolta "errata"; arrivano così le prime vittime, e la nostra tifoseria ne è purtroppo una spiacevole protagonista in più di un'occasione: nel 1984-85 Stefano Furlan viene ucciso dalle ripetute manganellate di un poliziotto durante un Triestina-Udinese di Coppa Italia, nella stessa stagione un milanista poco più che maggiorenne uccide un suo stesso tifoso (forse per sbaglio?) dal nome Marco Fonghessi, nel 1989 (il 4 giugno) sempre un gruppetto di milanisti affianca Antonio de Falchi, tifoso romanista, e lo colpisce fatalmente prima della partita fuori dallo stadio, prima di un Milan-Roma 4-1. Ad onor del vero anche alla fine degli anni settanta si registrano incidenti e conseguenze: il 28 ottobre 1979, prima di un derby, un tifoso laziale di nome Vincenzo Paparelli viene centrato in pieno viso da un razzo sparato da un romanista sito nella curva opposta, un anno prima durante Milan-Fiorentina 4-1 scattano violenti scontri fra toscani e rossoneri. A metà di quegli anni si assite a violenti scontri fra milanisti e interisti, dettati anche dal fatto che entrambi, al derby, erano situati nella stessa tribuna (l'attuale secondo anello arancio). Dal 1985 vengono così istituite le scorte, ossia plotoni di poliziotti che scortano i gruppi in trasferta dalla stazione allo stadio, mentre prima i cortei erano totalmente incontrollati.


CADUTA VALORI ULTRAS
Il movimento in crisi: ANNI '90

E' in questo decennio che i valori ultras (appartenenza ai colori sociali, presenza ovunque, rispetto dell'avversario, scontro leale a mani nude e quanti altre regole) entrano in crisi. La cosiddetta "mentalità ultras" non viene recepita dalle nuove leve, ossia dai giovani che si affacciano per la prima volta al mondo delle curve. Andare in curva sembra ora essere diventata una moda, e molti gruppi non si rispecchiano più in questo ricambio generazionale. Capita così che nel 1993 si sciolga la Fossa dei Grifoni del Genoa dopo un ventennio di grande splendore, e che la repressione giochi ora un ruolo fondamentale nelle sorti dei gruppi. Dopo gli ennesimi episodi di violenza le Brigate Gialloblu vengono etichettate come "associazione a delinquere", e decidono l'autoscioglimento. Inoltre l'arresto dei capisaldi delle curve, la morte di alcuni di loro, uniti alla già citata repressione e al cambio generazionale, fanno sì che molti gruppi arrivino al tramonto. Il culmine di questa crisi si raggiunge nel gennaio del 1995 quando prima di Genoa-Milan Simone Barbaglia, 18 anni, accoltella in pieno torace Vincenzo Spagnolo, ultras genoano. La partita viene sospesa e a seguito di quell'avvenimento alcune tifoserie si radunano nel week-end successivo per fare un esame di coscienza di dove questo mondo possa andare a finire. Durante l'incontro, promosso da genoani e sampdoriani insieme, si elabora il motto "Basta lame, basta infami". Si scoprirà poi che il giovane assassino aveva partecipato alla trasferta disgiuntamente ai gruppi dei milanisti, per farsi notare davanti a un nuovo gruppetto che stava per nascere da una costola delle BRN (le cosiddette BRN 2). Dopo quell'episodio la curva sud diserterà le restanti trasferte di campionato. Arriviamo così ai giorni nostri, in cui il vergognoso monopolio delle pay-tv (Sky, digitale terrestre e chissà quante altre in futuro), il caro-prezzi (dalla metà di questo decennio anche la tifoseria ospite deve essere munita di biglietto regolare per entrare allo stadio mentre prima si entrava gratis in qualità di "ospiti"), le conseguenti leggi-repressive e lo stravolgimento degli orari e dei calendari, stanno mettendo a dura prova la pazienza delle curve che però non vogliono mollare, vogliono combattere per ritrovare quegli ideali di appartenenza al gruppo e di stile di vita ultras che sembrano andati smarriti. E questo rappresenta anche l'unico momento di unione fra tifoserie di colore diverso. Tutti uniti per la sopravvivenza degli ultras: è questo il grido di battaglia odierno.



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