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9 settembre 2021

Comunicato Ultras Brescia 1911

Mentre è iniziato l’ennesimo campionato farsa, molti si stanno chiedendo se sia giusto rientrare allo stadio oggi con i propri colori.

Nello specifico, qualcuno ci chiede perché i Brescia 1911 non vogliano farlo.

Pur rispettando ogni decisione (e questo non significa condividere qualsiasi cosa), secondo noi sono due le questioni in campo da affrontare, se proprio lo si vuole fare: la prima è -per così dire- di carattere morale. La seconda invece è molto più realistica e… banale.

Per quanto riguarda la prima questione (che a questo punto della storia non è nemmeno quella più importante), è presto detto.

Non dimentichiamo infatti che un anno e mezzo fa agli occhi dei più:

  1. le società, la Lega Calcio, la FIGC, i presidenti, le PayTV, ecc., erano degli approfittatori e degli ipocriti senza scrupoli e senza rispetto per la morte di tanta gente, tanto balordi da continuare il campionato alla faccia di tutto e tutti;
  2. le partite non andavano giocate e gli stadi dovevano rimanere vuoti;
  3. gli Ultras dovevano dare finalmente un segnale forte, esemplare, inequivocabile e dignitoso (cosa che hanno fatto egregiamente, fin dall’inizio);
  4. la pandemia in generale, e la morte di tante persone in particolare, richiedevano un drastico cambio del nostro stile di vita, e questo soprattutto nel tentativo di proteggere i più deboli e gli anziani;
  5. ecc.

Potremmo anche sbagliarci, ma non ci sembra che da allora molto di tutto questo sia migliorato.

Quindi, se non era giusto entrare allora, non lo dovrebbe essere nemmeno adesso (la gente fra l’altro continua ad ammalarsi e morire, non lo dimentichiamo).

Se poi aggiungiamo anche il tema del Green Pass, che per noi non è fondamentale, il quadro “morale” è completo.

A proposito della questione Green Pass: è vero che l’hanno alzata alcune realtà contrarie -almeno a parole- alla sua introduzione; peccato però che poi le stesse siano entrate allo stadio proprio grazie al… Green Pass (sigh!).

Detto ciò, però, bisogna ammettere che gli stadi nel frattempo sono stati riaperti (indovinate per quale motivo$$$); ma se si ragionasse solo in questi termini, significa che la maggior parte degli struggenti comunicati e delle promesse fatte da molti gruppi, soprattutto all’inizio della pandemia, sono stati il frutto dell’emotività e di un gesto plateale, più che dello sdegno assoluto -e legittimo- nei confronti di questo calcio moderno e di chi lo governa e lo finanzia, che in questo anno e mezzo hanno dato il peggio di sé. 

Per quanto disillusi, però, e sebbene negli ultimi undici anni siamo stati costretti a saltare -nostro malgrado- gli appuntamenti calcistici più importanti della Leonessa, sappiate che anche noi abbiamo un’anima, una fede e un cuore votati alla passione più profonda.

Oltretutto, dopo questo periodo buio e incerto, come per tanti altri gruppi la nostra voglia di ritornare allo stadio “tutti insieme appassionatamente” è perfino aumentata.

Per questo sappiamo che a un certo punto -finalmente- torneremo a tutto ciò che ha reso unico il nostro mondo.

Non ora però.

Infatti, ci chiediamo -con tutta franchezza- se sia possibile parlare di ritorno alla normalità, di aggregazione, e di trasferte libere con gli stadi di oggi e le regole messe in campo di recente.

E qui si arriva alla questione più pratica.

Eh, sì, perché per chi non lo sapesse (o fingesse di non saperlo), gli impianti al giorno d’oggi:

-non sono accessibili a tutti (in alcuni casi erano “out” anche prima, soprattutto per i non tesserati, ma di questo ne abbiamo già parlato fino alla nausea);

-impongono regole ancor più ferree di prima;

-prevedono l’acquisto dei biglietti in maniera troppo casuale o troppo discriminatoria;

-pretendono la mascherina indossata sebbene siano tutti a cielo aperto;

prescrivono il divieto tassativo di fare “assembramenti”, di cantare a squarciagola, di fare coreografie e utilizzare bandieroni, di cambiare posto durante la partita, di stare in piedi e troppo vicini.

In poche parole: all’interno dello stadio in questo preciso istante è vietato fare aggregazione e vivere la partita da Ultras!

E chi espone -in maniera legittima- le ragioni dell’aggregazione e della passione a motivazione di un possibile rientro, sia esso in casa oppure in trasferta, deve sapere che è solo un’illusione, almeno in questo momento.

In alcuni stadi infatti certe espressioni saranno pure “tollerate”, ma in altri sono già state punite in abbondanza.

E sono passate solo due giornate!

Possiamo quindi continuare a fare finta di niente, come del resto è già stato fatto fin troppo spesso in passato, sperando nella “magnanimità” di qualche Questura.

Oppure possiamo prendere atto di questa situazione ancor più liberticida e provare a combatterla su un terreno che non è il loro (fuori dallo stadio, per intenderci), giusto per non dargliela vinta fin troppo facilmente. 

E se dovremo morire lo faremo in piedi, con gli Amici al nostro fianco, non seduti e distanziati, come pecore nel branco!

ULTRAS BRESCIA 1911

P.S. Ovviamente siamo d’accordo con chi dice che essere Ultras è aggregazione, passione e soprattutto amicizia (tutto questo e molto altro ancora, aggiungiamo noi); non lo siamo con chi invece sostiene che restare lontano da uno stadio per troppo tempo abbia poco senso, e rischia di sfaldare anche quel poco che è rimasto.

Infatti, la preoccupazione di sparire, quella che adducono alcuni gruppi quasi a difendere la propria scelta di tornare allo stadio, non ci ha mai spaventato; forse perché non abbiamo mai basato la nostra storia sui risultati e le categorie; come del resto non abbiamo mai costruito il nostro entusiasmo e la nostra partecipazione sulla base delle promozioni e delle vittorie sul campo (ma anche questa è un’altra storia).

Quanti siamo… quelli che siamo! Finché potrò combatterò!

Brescia 09/09/2021

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